lunedì 5 maggio 2014

Caravaggio (ed altri artisti italiani) nei musei degli Stati Uniti: PRINCETON e CLEVELAND (3/4)

Dopo aver analizzato i Caravaggio di Hartford, Detroit e New York, tutti esempi studiati e contemplati dai grandi storici dell’arte, fondamentali per l’individualizzazione del percorso artistico del genio lombardo, è la volta di porgere particolari attenzioni al dipinto sito a Princeton, nello stato del New Jersey, appartenente però ad una collezione privata ed al dipinto sito al Cleveland Museum of Art della città da cui prende il nome.

Individuazione geografica dei Caravaggio (e più in generale dell'arte di manifattura italiana) nei musei degli USA

PRINCETON –  BARBARA PIASECKA JOHNSON FOUNDATION

A. Mantegna, Discesa di Cristo al limbo,
1490, olio su tavola, Barbara Plasecka
Johnson Foundation, Princeton
Infatti il dipinto del Caravaggio de’ Il sacrificio di Isacco, è custodito nella fondazione che ospita la collezione privata di Barbara Piasecka Johnson e che ne porta il nome omonimo.
Barbara Piasecka, la detentrice di un patrimonio artistico eccezionale che l’ha resa tra le donne più ricche del mondo, è stata una storica dell’arte laureatasi presso l’Università di Wroclaw in Polonia e divenuta prima cameriera, poi consulente per gli acquisti di opere d’arte e infine moglie del ricco magnate J. Seward Johnson, di cui assunse il cognome.



Pontormo, Ritratto di Cosimo I, 1540, 
tempera su tavola, Barbara Plasecka 
Johnson Foundation, Princeton.
Quindi con la complicità del marito, ella dapprima allargò a dismisura la collezione di opere d’arte, ma dopo la morte di questo nel 1971, ne assunse il pieno controllo. Purtroppo devo ammettere che dopo una ricerca mirata su internet, non mi è stato possibile trovare l’intera collezione Barbara Piasecka Johnson, ma da diversi siti di compilazione di opere d’arte come la Fondazione Zeri e consultando alcuni cataloghi on line, è stato possibile riscontrare tra le opere d’arte italiane un Cristo Morto sorretto da un Angelo; che il Giorgione ha dipinto tra il 1502 ed il 1510; il San Pietro del Ludovico Carracci; la Madonna dell’uva con il Bambino del Fra Angelico; la Discesa di Cristo al limbo, del Mantegna; il Ritratto che il Pontormo fece a Cosimo I nel 1540; l’Annunciazione di Gentile da Fabriano; il San Francesco d’Assisi in contemplazione del Crocifisso, del Grechetto; la Venere dormiente di Artemisia Gentileschi e il San Francesco, attribuito a suo padre Orazio, opera degli inizi del XVII secolo.



Gentile da Fabriano, Annunciazione,
1425, tempera su tavola, Barbara
Plasecka Johnson Foundation, Princeton
A. Gentileschi, La Venere dormiente,
 1620 – 1625, olio su tela, Barbara
Plasecka Johnson Foundation, Princeton
Grechetto, San Francesco, 1630 - 1664, olio su tela,
 Barbara Plasecka Johnson
Foundation, Princeton
Fra Angelico, Madonna dell’uva con Bambino,
 1425, tempera su tavola, Barbara 
Plasecka Johnson Foundation, Princeton. 
O. Gentileschi, San Francesco,
inizi XVII sec., olio su tela,
Barbara Plasecka Johnson Foundation, Princeton

Effettivamente bisogna ammettere che non pochi storici dell’arte hanno voluto attribuire al Caravaggio l’opera che si crede del Gentileschi, per via della modellazione delle mani molto simile alla resa anatomica del pittore bergamasco. Ma mentre si è per l’appunto propensi a riconsegnare l’opera al suo amico di scorribande Gentileschi, non ci sono incertezze di attribuzione circa il Sacrificio di Isacco, custodito nella Fondazione, dipinto dal Caravaggio nel 1598.

Caravaggio, Il sacrificio di Isacco, 1598, olio su tela, Barbara Plasecka Johnson Foundation, Princeton

Il soggetto iconografico, fu infatti ripreso dallo stesso pittore nel dipinto nel 1603, nella tela che si trova agli Uffizi dal 1917, quando un filantropico signor Murray lo regalò allo Stato. In quell’occasione, per il dipinto commissionatogli da Maffeo Barberini, Caravaggio illustrò la scena biblica in un contesto boscoso a poche centinaia di metri dal centro abitato e la irradiò di luce. Lo stesso invece non può dirsi per la tela del 1598, la cui scena è collocata nelle tenebre: dalla tela di evincono solo Isacco, Abramo, l’Angelo e l’ariete, illuminati dalla luce divina; tutto il resto rimane oscurato.

Caravaggio, Il sacrificio di Isacco, 1603, 
olio su tela, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Non solo la contestualizzazione ambientale ma anche l’azione del sacrificio, nel secondo dipinto, è sicuramente più meditata che nella prima versione: nella tela del 1598, l’angelo sembra dialogare serenamente con Abramo, avvisandolo della sua presenza toccandogli il braccio; dall’espressione quieta di Isacco, è evidente che il dramma è già stato sventato, anche la tensione sul coltello sembra non essere pulsante, mentre la mano sinistra di Abramo pare allentare la presa sui capelli del ragazzo. Cosa che visibilmente non accade nella tela del 1603, che vede un Isacco terrorizzato dall’imminente sacrificio, un Angelo che con forza ferma il braccio di un Abramo che stringe con forza il coltello mentre con il braccio sinistro tiene fermo Isacco che non è pronto evidentemente il a subire quel sacrificio.



CLEVELAND – CLEVELAND MUSEUM OF ART

Il Cleveland Museum of Art, in Ohio, è uno dei musei d’arte moderna e contemporanea più rinomati degli Usa; aperto ormai da più di un secolo, ospita circa 40.000 opere dislocate in 70 gallerie e detiene sculture, dipinti e manufatti di importantissimi artisti quali Cezanne, Degas, Delacroix, Manet, Monet, Berthe Morisot, Picasso e Renoir.

O. Gentileschi, Danae, 1623, olio su tela,
 Cleveland Museum of Art, Cleveland. 
Già dal link inerente alla sua collezione, sul sito ufficiale, si evincono infatti le diverse sezioni in cui è divisa la stessa: nelle sezioni inerenti ai dipinti e alle sculture europee, disegni e incisioni, si riscontrano diversi capolavori dell’arte italiana, tra cui La caduta di Simon Mago di Pompeo Batoni, del 1750 ca; il Ritratto di una donna del Bronzino;  la Danae di Orazio Gentileschi, dipinto nel 1623; Il sacrificio di Isacco di Andrea del Sarto; la Sacra Famiglia con San Giovanni Battista e Santa Margherita di Filippo Lippi; l’incisione a bulino della Battaglia di dieci uomini nudi del Pollaiolo; il Ritratto di Agostino Barbarigo del Veronese e la Madonna con Bambino e Santi di Cima da Conegliano, del 1515.

P. Batoni, La caduta di Simon Mago,
1745 – 1750, olio su tela,
Cleveland Museum of Art, Cleveland
F. Lippi, Sacra Famiglia, S. Giovanni Battista e S. Margherita, 
1495, tempera su tavola, Cleveland Museum of Art, Cleveland.

A. Del Sarto, Il sacrificio di Isacco, 1527,
olio su tavola, Cleveland Museum of Art, Cleveland
A. Bronzino, Ritratto di una donna, 1550,
olio su tavola, Cleveland Museum of art, Cleveland

A questa si unisce la Crocifissione di Sant’Andrea, opera del Caravaggio del 1607, su commissione del Conte di Benevento, durante la permanenza dell’artista a Napoli, in fuga da Roma.
Sul piano iconografico compositivo non si conoscono altre opere dell’artista con il medesimo soggetto, che però già si era cimentato nella Crocifissione di San Pietro nel 1601: una crocifissione diversa però per impostazione dato che quella di San Pietro fu raffigurata per come avvenne, con i piedi al cielo.

Caravaggio, Crocifissione di Sant’Andrea, 1607,
olio su tela, Cleveland Museum of Art, Cleveland.
Caravaggio, Crocifissione di San Pietro, 1601, olio
su tela, Basilica di Santa Maria del Popolo, Roma

Stessa precisazione iconografica non avviene invece per il Sant’Andrea, che non viene rappresentato crocefisso nella struttura ad X tipica del suo martirio ma nella semplice croce latina: un errore da non far gravare su Caravaggio, perché la scelta iconografica di rappresentare Sant’Andrea crocefisso su una croce ad X, si sviluppò solo mezzo secolo dopo a partire dalla seconda metà XVIII secolo (vedi esempio della Crocifissione del Borgognone). Per il resto però Caravaggio come al suo solito si avvale della traslazione dell’evento al suo periodo storico: a dimostrarlo la serva alle spalle della crocifissione (che ricorda non poco la serva del suo dipinto Giuditta e Oloferne del 1599, almeno negli abiti e nella resa dello status sociale) ed il proconsole, che si avvale di una meravigliosa armatura da parata seicentesca.

Borgognone, Crocifissione di Sant'Andrea,
 1668, olio su tela, Collezione Lemme, Roma
Caravaggio, Crocifissione
di Sant’Andrea, 1607, olio su tela,
 Cleveland Museum of Art,
Cleveland. (particolare)
Caravaggio, Giuditta e
Oloferne, 1599, olio su tela,
Galleria Nazionale d'Arte
Antica (particolare) 
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