domenica 4 maggio 2014

Caravaggio (ed altri artisti italiani) nei musei degli Stati Uniti: HARTFORD e DETROIT (1/4)

La Domenica del Corriere del 1913, che
illustrava l'ipotetico furto de' La Gioconda.
L’Italia può essere considerata senza alcun dubbio uno dei Paesi che più ha contribuito all’exploit di molti movimenti che hanno caratterizzato la storia dell’arte di tutti i tempi. Dall’arte classica romana, a quella bizantina adriatica (Venezia, Ravenna, Bari), passando per la pittura latina di Giotto, l’Umanesimo, il Rinascimento, il Barocco, sino a sfociare nel Futurismo e nella Metafisica, il contributo dato dalla nazione peninsulare a forma di stivale ha permesso non solo di poter fare in modo che questa fosse riconosciuta dal resto del mondo, quale emblema nel campo, ma che l’arte stessa divenisse un elemento fondamentale per connotare il forte senso di identità nazionalista provata dai suoi stessi cittadini.  

Esemplare in tal caso fu la vicenda del furto della Gioconda da parte di Vincenzo Peruggia nel 1913, che la credeva parte della refurtiva delle requisizioni napoleoniche attuate agli inizi del XIX secolo: una credenza ritenuta veritiera ancor oggi da tutti quei nazionalisti che lottano per riavere la Monna Lisa in Italia, ignoranti del fatto che lo stesso Leonardo da Vinci la donò al Re Francesco I di Francia quando si trasferì a lavorare presso la sua corte.

Caravaggio, La cattura di Cristo, 1602, olio su tela,
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Dublino
Ad ogni modo, dopo aver guardato il documentario prodotto dalla BBC “Storia segreta di un capolavoro”, (Private life of a masterpiece) riguardante la Cattura di Cristo del Caravaggio, dipinto nel 1602 e dopo diverse vendite private, attualmente sito alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Dublino, e dopo aver riscontrato a Detroit un altro dipinto del genio lombardo – Marta e Maddalena, - per la mia svirgolettata Lo specchio nell'arte, ho pensato bene di raccogliere un po’ di informazioni utili circa i Caravaggio presenti nei musei americani, così da capire di quali opere si tratti e dove sono esposte.

Biga etrusca di Monteleone di Spoleto, VI secolo a.C, bronzo
Metropolitan Museum, New York.
Infatti per quanto gli Stati Uniti non possano vantare una propria storia dell’arte cosiddetta moderna (essendo nata ufficialmente solo nel 1776), a seguito di un ottimale ed indirizzato piano di acquisti perdurato nei secoli, detengono ottimi esemplari di arte classica, medievale e moderna, custoditi in maniera egregia nei propri musei; la legittimità della custodia è ovviamente opinabile, nonostante la delicatezza della questione: basti pensare una su tutte, alla Biga di Monteleone di Spoleto nel Metropolitan di New York, trasportata illegalmente dalla città umbra a New York nel 1902, negli stessi anni in cui in Italia si andava formulando una legge che tutelasse i beni facenti parte del Patrimonio Artistico Nazionale.

Individuazione geografica dei Caravaggio (e più in generale dell'arte di manifattura italiana) nei musei degli USA.

HARTFORD – WADSWORTH ATHENEUM MUSEUM OF ART

Quindi, partendo dalla East Coast verso la West Coast, il primo dipinto dell’artista lo ritroviamo nel Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford, nello stato del Connecticut.
Il Museo non è specializzato solo nel settore dell’arte moderna, presentando realtà di qualità anche nel campo dell’arte contemporanea: nella sezione dedicata infatti, configurano opere di Cezanne, Dalì, Manet, Monet, Picasso, Renoir, Vangogh.

R. Lichtenstein, Untitled, 1964,
serigrafia su acetato,
Wadsworth Atheneum, Hartford
H. Matisse, Il cappello con piume,
1918, olio su tela,
Wadsworth Atheneum, Hartford
P. Picasso, Il pittore, 1934,
olio su tela,

Wadsworth Atheneum, Hartford

E qui, nella sezione inerente all’arte moderna europea, è ravvisabile il dipinto del Caravaggio, San Francesco in Estasi, dipinto dall’artista nel suo periodo acerbo, intorno al 1595, quando era ospite del Cardinale Francesco Maria del Monte, per cui dipinse la tela.
Questo dipinto, che raffigura appunto il santo in estasi, presenta una novità iconografica nel suo genere, poiché alla figura di San Francesco si accompagna quello dell’Angelo, cosa mai riscontrata prima.

Caravaggio, San Francesco e l’Estasi, 1595, olio su tela, Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford.  

E senza dubbio il tocco del maestro si denota sia nel contrasto tra la luce che avvolge il santo e l’angelo nel pieno della notte oscura, sia nella mancata presenza delle stimmate: atto voluto dal pittore, intento a far trapelare nello spettatore la concezione del dolore interno del santo, piuttosto che del dolore fisico visibile. La figura del San Francesco ovviamente non è solo riscontrabile ad Hartford, perché fu ripresa in altre occasioni dal Caravaggio nel pieno del suo periodo maturo, come dimostrano le tele del 1605, del San Francesco in meditazione, custodito nel Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, e del San Francesco in meditazione della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma in Palazzo Barberini.

Caravaggio, San Francesco in meditazione, 1605, 
olio su tela, Museo Civico Ala Ponzone, Cremona.
Caravaggio, San Francesco in meditazione, 1605, 
olio su tela, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Roma. 

S. del Piombo, Ritratto di un uomo in armatura,
1512, olio su tela, Wadsworth Atheneum, Hartford
Due dipinti però che se tra loro mostrano diverse analogie nell’iconografia, si discostano totalmente da quello custodito in America: i momenti raccontati sono sicuramente diversi, ma mentre il San Francesco di Hartford vive l’Estasi con serenità, quasi assopito nella consapevolezza di potersi abbandonare totalmente alla luce divina perché sorretto dall’Angelo, nei due dipinti della meditazione il santo è pensoso e quasi trascinato alla contemplazione della morte e della caducità della vita, come dimostrano i due teschi ben visibili nelle due tele, a cui il Santo guarda in entrambi i casi.

Oltre al dipinto memorabile del Caravaggio, il Wadsworth Atheneum presenta altre opere meravigliose dell’arte italiana medievale e moderna: spulciando nella sezione inerente alla sua collezione sul sito ufficiale, è ravvisabile la presenza di dipinti di artisti italiani storicamente importanti, come Il Ritrovamento di Vulcano, dipinto da Piero di Cosimo nel 1505; il Ritratto di un uomo in armatura, dipinto del 1512 di Sebastiano del Piombo; Giuditta e la serva con la testa di Oloferne del 1624, di Orazio Gentileschi; la Veduta di Piazza San Marco del Canaletto, del 1750 ca; La costruzione del Cavallo di Troia, olio su tela del Giandomenico Tiepolo del 1773.

P. di Cosimo, Il ritrovamento di Vulcano, 1505,
olio su tela, Wadsworth Atheneum, Hartford.
O. Gentileschi, Giuditta e la serva, 1624,
olio su tela, Wadsworth Atheneum, Hartford

Canaletto, Veduta di Piazza San Marco, 1750, olio su tela, Wadsworth Atheneum, Hartford.
2) DETROIT – INSTITUTE OF ARTS MUSEUM (DIA)

Il Detroit Institute of Arts (più brevemente e comunemente chiamato con il suo acronimo DIA), è un museo bicentenario (fu aperto nella seconda metà del 1880) tra i più importanti degli Stati Uniti perché si avvale di una collezione di circa 65.000 opere, tra cui risaltano dipinti e sculture dei più grandi maestri della storia dell’arte.
Così come nel caso del Wadsworth Atheneum Museum of Art, anche il DIA si apre ad una visione totale dell’arte, esponendo una collezione che si avvale di elementi di arte medievale, moderna e contemporanea: in quest’ultimo settore, decisamente interessanti sono i dipinti custoditi, di mano di Van Gogh, Seurat, Picasso, Matisse e Gauguin.

H. Matisse, La finestra, 1916, olio su tela,
Institute of Arts Museum, Detroit
P. Gauguin, Autoritratto, 1893, olio su tela,
Institute of Arts Museum, Detroit

L. Della Robbia, Madonna con Bambino,
1450 – 1455, ceramica,
Institute of Arts Museum, Detroit
Ovviamente oltre al capolavoro del Caravaggio, anche il DIA detiene opere di artisti italiani, di encomiabile spessore, che cavalcano i secoli d’oro della storia dell’arte: sicuramente eccezionale è la sezione dedicata alle sculture di manodopera italiana, tra cui configurano le statue de La Madonna con il Bambino di Nino Pisano (padre del più celeberrimo Andrea) del 1350 ca; La Madonna con il Bambino di Luca della Robbia, del 1450 – 1455; i bozzetti de’ Il tritone con il serpente, Il Tritone con la conchiglia, e la Cattedra di San Pietro, (1630 – 1642 i primi due e 1658 il terzo) di mano di Gian Lorenzo Bernini.



N. Pisano, Madonna con Bambino,
1350 ca, marmo,
Institute of Arts Museum, Detroit
G.L. Bernini, Tritone e il serpente,
1630 – 1642, terracotta,
Institute of Arts Museum, Detroit
G.L. Bernini, Cattedra di San
 Pietro, 1658, terracotta,
 Institute of Arts Museum, Detroit

Maso di Banco, Madonna in trono, 
1335 – 1350, tempera su tavola,
 Institute of Arts Museum, Detroit.
Egualmente importante la sezione inerente ai dipinti, tra cui rilevano enorme importanza il Sansone e Dalila di Pompeo Batoni, il grande artista attivo nella Roma del Settecento, ritrattista ufficiale di importanti cariche politiche; la Processione al Calvario del Sassetta, testimonianza interessante della pittura italiana del XV secolo; la Pala di San Nicola da Tolentino, attribuita a Raffaello e bottega; il trittico de’ La Madonna in trono con Crocifissione e Natività di Maso di Banco, della prima metà del ‘400; il Matrimonio mistico di Santa Caterina del Correggio, del 1510 ca; il Cristo Risolto del Botticelli; l’Uomo con il flauto del Tiziano e la Madonna con il Bambino di Giovanni Bellini.

P. Batoni, Sansone e Dalila,
1766, olio su tela,
Institute of Arts Museum, Detroit
S.  Botticelli, Cristo risorto,
1480, tempera su tela,
Institute of Arts Museum, Detroit
Sassetta, Processione al Calvario,
1437 – 1444, tempera su tavola,
Institute of Arts Museum, Detroit



Raffaello e bottega (attr.), 1500 – 1520, tempera su tavola, Institute of Arts Museum, Detroit.
Tra questi quindi, anche il dipinto di Caravaggio di Marta e Maria Maddalena, opera del 1598.
Il dipinto è importante per la storia della vita del celeberrimo pittore, perché, racconta sia il suo approccio tecnico, stilistico e cromatico alla pittura (lodevole è la resa vitrea opaca dello specchio convesso che simboleggia la vanità; ancora il contrasto tra luce e ombra tipica della sua pittura), sia perché nella figura della Maria Maddalena è individuabile Fillide Melandroni, la prostituta cortigiana di cui era innamorato l’artista.

Caravaggio, Marta e Maria Maddalena, 1598, olio su tela, Institute of Arts Museum, Detroit

Testimonianze non documentate da fonti certe raccontano che Caravaggio dopo aver ucciso Ranuccio Tommasoni, abbia rivisto proprio Fillide la notte prima di fuggire per Napoli e le abbia chiesto di partire insieme a lei. Ma storia certa è che Fillide alla partenza di Caravaggio, rimase a Roma e cambiò vita quando si innamorò di un avvocato; quando morì però nel 1618 a trentasette anni, le fu negata la sepoltura cristiana.

Una storia probabilmente che cerca un fondo di verità nei diversi dipinti che il pittore eseguì negli anni in cui la frequentò, quando la assunse a modella idolatrata, in opere come la Santa Caterina d’Alessandria ed il Ritratto di Cortigiana, (andato perduto durante la Seconda Guerra Mondiale a Berlino) due opere che in antitesi tra loro raccontano la santità e la spregiudicatezza, nel medesimo sguardo della modella raffigurata.

Caravaggio, Santa Caterina d’Alessandria, 1599,
olio su tela, museo thyssen bornemisza, Madrid
Caravaggio, Ritratto di Cortigiana, 1597,
olio su tela, Kaiser Friedrich Museum, Berlino.

Opera distrutta nel 1945.

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