domenica 1 dicembre 2013

Mustafa Sabbagh: la contemplazione del corpo umano

Il corpo umano è da sempre uno dei soggetti più contemplati nell’arte di ogni genere: dall’essere parte integrante di un genere come nel caso della pittura e della scultura, il corpo umano ha saputo anche trasformarsi esso stesso in arte pura, come nel caso della danza o dell’arte performativa.
In questo piccolo sunto di circostanza, trova luogo la fotografia, che negli ultimi due secoli ha saputo cogliere forse meglio degli altri generi, le sfaccettature più varie, complesse e nascoste del corpo umano.

Uno dei fotografi attuali che ben ha saputo cogliere la sensualità e l’erotismo, due  degli aspetti più evidenti e delicati del corpo umano per quello che rappresentano, è Mustafa Sabbagh, fotografo italiano di origini giordane, formatosi presso l’Università di Venezia e successivamente a Londra come assistente di Richard Avedon.

Mustafa Sabbagh 
Affermatosi come fotografo per testate giornalistiche che calcano la scena mondiale – tra le sue collaborazioni sono annoverabili Vogue Italia, l’Uomo Vogue, Mondo Uomo, Rodeo, Gasby, Front, Kult, Zoom on Fashion Trends, D di Repubblica – ha partecipato anche a diversi progetti editoriali di spessore: Bread and Butter (Berlino, 2004); Human Game e Welcome to my house, (2006, Firenze); Lee jeans book (Berlino, 2007); About Skin, libro monografico (2010); Memorie Liquide, libro monografico (Ferrara 2012); Mustafa Sabbagh: Sights of Zurbarán e Mustafa Sabbagh: SOLO (Ferrara 2013). 

Oltre ad essere raccolte in cataloghi e libri tematici, le fotografie di Mustafa Sabbagh sono state esposte anche in importanti gallerie e musei d’Italia del mondo: tra le tante si ricordano il Museo Nazionale dell’Architettura di Ferrara, il Wrong Weather Gallery di Porto in Portogallo, la Contemporary Art Foundation di San Francisco, la Galéria H20 di Barcellona in Spagna, la WE*dO Gallery di Bangkok in Thailandia, il Musée de l'Elysée di Losanna in Svizzera, il MuseumsQuartier 21 a Vienna in Austria.

L’esposizione mondiale dei suoi lavori, è l’evidente esempio di una fortuna che trova le sue fondamenta nello studio e nella forte sensibilità dell’artista, di estrapolare il forte e crudo erotismo che i soggetti da lui fotografati trasudano, attraverso contorsioni e tensioni fisiche ed emotive, focalizzazione dei dettagli e ricerca della maestosità del corpo nel suo insieme.


I corpi fotografati da Sabbagh, sono sculture umane fiere e disinibite, lontane dal tempo e dallo spazio conosciuto e frequentato: sono soggetti liberi di vivere la naturalezza perduta nel contatto con la società e riacquistabile nella consapevolezza di una solitudine che non giudica e non vede.
Gli scatti che ne escono sono esclamazioni visive della voglia di superare ogni tabù, di cercare se stessi nel raccoglimento, così come nell’estasi liberatoria di un corpo libero di espandersi.

E la completa nudità diviene solo consapevolezza del proprio corpo e riflessione sul ritorno alla età primordiale, scevrà però dell’istinto selvaggio che la caratterizza: la serenità e la quiete silente delle fotografie trasmettono un’armonia del corpo e della mente, che rivela uno studio anche psicologico del soggetto.

È “pace” la parola chiave degli scatti di Mustafa Sabbagh: una ricerca tanto sofferta quanto raggiunta, dove il corpo diventa un agglomerato perfetto di imperfezioni, sotto una visione a tratti onirica e mistica, che ha come effetto il superamento di ogni tipo di perversione o reticenza, nell’accoglimento di una sessualità eterea ed artistica.   




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