domenica 10 novembre 2013

Il progetto "Humans of..": la meraviglia dell'uomo raccontata sul Social Network

Humans of Amsterdam, Love is love. 
Girando tra le pagine d’estro artistico di facebook, tra le più interessanti riscontrate, secondo quelli che sono il mio gusto ed interesse, trovano spazio le diverse sezioni analizzanti l’uomo di diverse città o regioni, catturato da uno scatto e raccontato dalla storia che funge da didascalia alla fotografia in questione.

Ciò di cui parlo, è il fenomeno “Humans of..”, che ha la stessa identica radice per ogni città, provincia o nazione affrontata, ma diversa desinenza in base al luogo di riferimento: è così che è possibile quindi riscontrare “Humans of London”, “Humans of Teheran”, “Humans of Amsterdam”, "Humans of Rome", sino a “Humans of India”, “Humans of Spain”, “Humans of Morocco”.

Humans of India, bambina lavora i mattoni di argilla. 

Humans of Roma, Abbigliamento eccentrico.
Il progetto prevede quindi lo scatto giornaliero di diversi esseri umani differenti per carattere, personalità, sesso, età, razza e religione, accompagnato da una breve intervista che non di rado induce chi visualizza la fotografia, a ragionare su quanto detto o a cogliere la bellezza di ciò che è stato affermato.

Humans of.. però ha un suo inizio, riscontrabile nel progetto di Brandon Stanton, un ragazzo americano che – come desumibile dal prologo presente sul sito internet da lui creato – nel 2010, dette libero sfogo all’impresa con l’intento di delineare un censimento fotografico di New York, analizzando un campione dei suoi abitanti.

Humans of Amsterdam, Need € for drugs
Intenzionato quindi a sviluppare un catalogo figurativo di almeno 10.000 fotografie di newyorkesi, iniziò a lavorare sulla sua idea, ma, man mano che la cosa prendeva corpo, era l’idea primordiale a modificarsi e ad assumere caratteri diversi. Sicché alle fotografie presto si venne ad aggiungere la piccola intervista o citazione del soggetto, così piccole da importanti da delineare una sorta di frammento di vita del raffigurato.
Presi insieme, questi ritratti e le didascalie sono diventati oggetto di un blog vivace, che negli ultimi due anni ha ottenuto una grande visibilità e molto successo, avendo all’attivo quasi un milione di seguaci collettivi su Facebook e Tumblr.

Io stesso sono un seguace di Humans of New York, ancor prima che di tutti i suoi derivati copiati – che ciò nonostante, sono comunque di grand’effetto: è un modo, quello creato da Brandon ed in seguito dai suoi ammiratori, di poter far conoscere le più svariate realtà e permettere di imparare insegnamenti di vita da un perfetto sconosciuto, per quanto essi siano destinati a essere ricordati solo per qualche secondo, oppure per l’intera vita.

Humans of New York, Memorial 11 Settembre
E personalmente mi sono entrate nel cuore due figure tra tutte. La prima è la donna vestita con abiti coloratissimi e sgargianti, che chiunque penserebbe essere un’artista di strada. Ma giustappunto alla domanda “Sei un artista?”, risponde: “Sono un avvocato divorzista”; un monito a non dare mai  nulla per scontato secondo la regola per cui l’abito non fa il monaco.

E la seconda, è la storia di un’amabile vecchietta, che non merita altre parole, oltre alla storia che Brandon racconta e che riporto in seguito:
“Stavo andando via dopo una cena nel West Side quando ho notato questa donna che accovacciata dietro la cassa, stringeva una sorta di renna giocattolo elettronica.
"Perché ti nascondi?" le ho chiesto.
"Vengo qui da 27 anni", mi ha risposto. "Al proprietario non piacciono affatto i miei animali musicali. Così, mi diverto a tormentarlo!"

Humans of New York, avvocato divorzista 
Humans of New York, la vecchietta disturbatrice 

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