sabato 5 ottobre 2013

Amedeo Modigliani tra tormento e burla

A. Modigliani, Nudo sdraiato, 1917 - 1918, olio su tela,
Collezione Gianni Mattioli, Milano
Storicamente parlando, Amedeo Modigliani, tra le tante, è da sempre considerato il pittore del primo pelo pubico, raffigurato sul corpo sinuoso della sconosciuta modella della  tela Nudo sdraiato, del 1917 – 1918.  
Proprio questa tela infatti, alimentò sin da subito il mito di un audace Modigliani, creando attorno ad essa un sentimento di scandalo così accentuato, quando fu esposta su esortazione del mercante d’arte Berthe Weill alla prima personale parigina dell’artista, che dovette essere ritirata dalla vetrina per offesa alla pubblica decenza, su invito delle forze dell’ordine chiamate sul posto a risolvere la questione.

A ragion di logica, se volessimo cercare però la raffigurazione del primo pelo pubico nella donna ritratta dagli artisti, allora dovremmo cedere lo scettro a Gustave Courbet, che come delineato nelle mie riflessioni circa il senso da attribuire a L'origine del mondo, è in effetti uno dei primi pittori a immortalare il particolare in una bellezza reale e non idealizzata o divinizzata sulla tela.
Per cui, essendo questo un artista anteriore al Modigliani, la tesi che vuole consegnare all'italiano la paternità di questa idea, viene a decadere su ogni punto di vista.

A. Modigliani, Ritratto di Jeanne Hebuterne, 1919,
olio su tela, collezione privata. 
Questo però ovviamente non toglie che Amedeo Modigliani non sia da considerarsi uno degli artisti più eclettici e provocatori del suo tempo, sapendo arrivare all’anima del modello, attraverso la sensuale carnalità dipinta sulle sue tele e scolpita nei suoi blocchi di pietra, seguendo i dettami dell’artista maledettamente affascinante e complessato, abbandonato ai piaceri terapeutici dell’alcol e della lascivia.

Un atteggiamento che lo aiutò ad emergere come uno degli esponenti più influenti a quella che fu definita la Scuola di Parigi: un titolo figurato che racchiude in sé tutti i maggiori esponenti dell’arte contemporanea a cavallo tra le due guerre mondiali, vissuti tra Montemartre e Montparnasse, ma nati in altri paesi europei, come Picasso, Chagall e Mondrian. Eccezione va fatta per Henri Matisse ed il suo grande amico Maurice Utrillo, nati entrambi in Francia, ma catalogabili nella cerchia di questo gruppo di pittori, per pensiero artistico e modo di vivere.  

Conosciuto come un artista fragile sia sul piano psichico che sul piano fisico patologico, tanto da essere riconosciuto come l’ultimo dei bohemien, Amedeo dovette convivere con la sua salute cagionevole già dall'adolescenza, quando a 14 anni,  fu colpito prima da una febbre tifoide, poi da una gravissima forma di tubercolosi.

A. Modigliani, Nudo sdraiato su un divano,
1917, olio su tela, collezione privata.
 
Fu durante gli spossanti ed interminabili periodi di convalescenza che il giovane Modigliani si avvicinò al disegno, mostrando un indiscutibile talento. Talento, che fu rifinito e coadiuvato da una formazione ad hoc, presso la Scuola libera di Nudo di Firenze e l'Istituto per le Belle Arti di Venezia, dove iniziò il suo avviamento all’immoralità: l'hashish, le prostitute, la frequentazione dei quartieri più malsani e disagiati della città, furono il preludio a quanto avrebbe fatto anche a Parigi, dove si trasferì nel 1906.

Qui Modigliani, nel suo studio di Montmartre, tra una trasgressione di natura alcolica ed una di natura stupefacente, sviluppò uno stile pittorico fatto di rapide pennellate ed idealizzazione estrema del modello: ogni ritratto non durava più di due sedute, eppure la sua sveltezza di esecuzione non coincideva mai con una superficiale attenzione all’espressività o all’anatomia.

Anzi, l’opera finale riusciva a raccontare meravigliosamente l’anima del modello ritratto; la perfezione dei lineamenti, ottenuti attraverso una linea arcaica e semplice; la sensualità del corpo tramite un’ondulazione sinuosa, allungata e delicata degli arti, del busto e del collo e l’intensità di uno sguardo che spesso offuscava i sentimenti del modello, quando privato delle pupille, specchio dell’anima.

A. Modigliani, Caryatide, 1911, marmo,
collezione privata. 
Anche nelle sue sculture Amedeo Modigliani riuscì a trasmettere le stesse caratteristiche. Affusolate e molto spesso composte da linee dolci convesse e concave, non si discostavano molto dalla ricerca di una soluzione moderna – cubista, derivante dalla scultura negra già studiata da Picasso e Matisse.
Sculture che hanno senza dubbio accentuato l’immemore fortuna dell’artista,  morto a soli 36 anni, nel 1920, logorato da una meningite tubercolotica e dall’ormai dipendenza dall’alcool.

Infatti, è memorabile e conosciuta in tutto il mondo legato alla storia dell’arte e non solo, la vicenda del ritrovamento, nel 1984, di tre teste scolpite dalla mano di Modigliani.
Seguendo la storia non documentata per cui l’artista, durante il suo breve ritorno a Livorno nel 1909, avesse gettato nel Fosso Reale – il fossato che circondava la città fortificata – tre sculture, perché deriso dai suoi amici che non le reputavano opere degne, in occasione di una mostra per il centenario di Modigliani si procedé allo scandaglio.

E qui furono ritrovate effettivamente le tre teste scolpite, che furono argomento di dibattito presso i critici più influenti della storia dell’arte italiana della seconda metà del Novecento: se da un lato Federico Zeri negò l’attribuzione all’artista, dall’altro Giulio Carlo Argan e Cesare Brandi, si schierarono con l’idea che vedeva in Modigliani l’esecutore di quelle opere.

In realtà dopo un mese dal ritrovamento si scoprì che le tre teste, altro non erano che riproduzioni improvvisate da tre studenti livornesi che si autodenunciarono sul giornale Panorama, documentando prima attraverso foto scattate al momento della scultura, poi mostrando in diretta al TG1 la riproduzione di un’ennesima testa, di essere i padri effettivi delle tre opere.

Una storia questa che non solo dimostrò come, in mancanza di documenti che accertino la paternità di un’opera ad un artista, ogni opinione, per quanto garantita da un eccellente storico dell’arte, rimane comunque un’opinione e mai un’assoluta verità, ma che aumentò in maniera esponenziale la fama di un artista tormentato e malato, che aveva fatto delle maledizioni vissute, la sua pennellata di riconoscimento. 

Le tre teste credute di Modigliani, scherzo di tre ragazzi livornesi 

Nessun commento:

Posta un commento