martedì 24 settembre 2013

Rosalba Carriera, ritrattista arguta e anticonformista del Settecento

Da sempre sono affascinato dalle artiste che hanno operato nei secoli dei secoli. E la frequenza con cui scrivo svirgolettate che hanno per oggetto la conoscenza di queste donne che non di rado mostrano schemi anticonvenzionali nel loro operato, lo dimostra: vedi gli articoli su Artemisia Gentileschi, Vanessa Bell, Pamela BiancoSeraphine Louis de Senlis, Marina Abramovic o la piccola Aelita Andre.

R. Carriera, Autoritratto con il ritratto della sorella, 1715,
pastello su carta, Galleria degli Uffizi, Firenze. 
Sulla scia di questo interesse, durante le mie curiose ricerche su internet, cercando di capire gli studi della professoressa Bernardina Sani, docente di Storia dell’arte moderna presso la facoltà di Lettere dell’Università di Siena, mi sono imbattuto nella studiatissima da lei, figura della pittrice settecentesca Rosalba Carriera.

Avevo avuto già modo di conoscere l’artista, studiando per un esame sulle arti del Settecento, tenuto dall’insuperabile in materia, professoressa Liliana Barroero, docente di Critica d’arte presso la facoltà di Lettere di Roma Tre; già allora mi aveva affascinato la tenacia di questa pittrice che abbattendo tutti gli schemi impostale dalla società veneziana, che voleva riconoscere nelle donne un esempio di civetteria e servilismo, si impose alla stregua dei migliori artisti del tempo.

Nata a Venezia nel 1673, Rosalba era figlia di una famiglia di stampo borghese: il padre Andrea esercitava una carica nell'Ufficio di Cancelliere nei territori della Repubblica Serenissima, la madre Alba Foresti, era una talentuosa merlettaia.

R. Carriera, Ritratto di Barbara Camparini, 1740 ca,
pastello su carta, Gemaldegalerie, Dresda.
 
La fortuna di vivere un ambiente che da un lato le permetteva di conoscere l’etichetta ed affinare i rapporti diplomatici con la società e dall’altro la inducevano a valutare con occhio più attento e critico, l’arte di stampo artigianale, portarono Rosalba, assieme alle sorelle Giovanna e Angela, a ricevere un'educazione non solo completa per l'epoca, ma speciale: le tre, studiarono la letteratura e la poesia, le lingue, le arti ed impararono a suonare il violino, come si confaceva nelle migliori famiglie della Repubblica di Venezia.

Proprio grazie a questa fusione di privilegi, Rosalba, col benestare della famiglia che ne riconobbe il suo talento, si accaparrò un apprendistato presso il pittore Giuseppe Diamantini, nome altisonante dell’epoca; successivamente operò nella bottega di un’altra figura ben nota nel settore, Antonio Balestra.

Da qui, la sua completa formazione di pittrice, la indusse a sperimentare una nuova pittura incentrata sulla realizzazione di miniature a tema galante su osso e avorio, per tabacchiere, gioiellerie e scrigni di ogni tipo;  l’avorio fu un’innovazione nella pittura di miniature, così ben riuscita che le relegò notorietà a livello nazionale ed europeo, poiché il supporto osseo levigato, lasciava trasparire quella lucentezza particolare della vaporosità del Settecento, che ben si fondeva al tratto veloce tipico della sua pittura di stampo veneziano.

R. Carriera, Ederly Lady, 1740, pastello su carta,
Gallerie dell'Accademia, Venezia. 
Ma, tipico degli artisti più validi e geniali, sempre alla costante sfida con loro stessi alla ricerca di idee innovative, agli inizi del Settecento Rosalba Carriera si iniziò a concentrare sulla produzione di ritratti (la sua specializzazione) su carta con la tecnica del pastello, una tecnica che ben delineava i fattori estetici del nascente gusto Rococò, con le sue ciprie, le sue candide derma ed i nei simbolo di contrasto tra una pelle pura ed un minuscolo peccato voluttuoso.

L’esser donna probabilmente fu la fortuna della pittrice che proponeva i suoi ritratti, poiché da donna, sapeva scrutare l’animo della persona che aveva di fronte, facendone trasparire l’astuzia e l’arguzia o la diplomazia di quel politico, la furbizia o la celata civetteria di quella moglie o compagna dell’alto funzionario.

R. Carriera, Ritratto di Luigi XV, 1720, pastello su carta,
Gemaldegalerie, Dresda. 
Tale psicologia ben si rivela nei dipinti che la consacrarono come mostro dei ritratti in tutta Europa: primo fra tutti a farsi ritrarre da lei a Roma, - dove la pittrice dal 1705 frequentava la rinomata Accademia di San Luca – fu sotto anonimato il Re di Danimarca Federico IV, che colpito dal stupefacente modus operandi della pittrice, le commissionò anche i ritratti delle più belle modelle di Roma.

E a seguire, furono proprio re, politici e principi stranieri a consacrare la fama dell’esecutrice, come il Duca di Newcastle, o il giovanissimo Luigi XV, - ritratto durante il suo viaggio a Parigi nel 1720 – che la fece conoscere alla corte francese, così da indurla ed essere nominata membro dell’Académie Royale; e ancora le principesse Benedetta, Anna ed Enrichetta d’Este, ed il re Augusto III di Polonia, fan della pittrice tanto da raccogliere nel suo palazzo a Dresda centinaia di ritratti della Carriera.

R. Carriera, Autoritratto, 1746, pastello su carta,
Gallerie dell'Accademia, Venezia. 
Senza dubbio però, la serie che merita più attenzioni è quella dedicata agli autoritratti, che possono addirittura fungere come una sorta di biografia raccontata attraverso la modifica del viso e delle espressioni: dalla giovinezza alla vecchiaia, in un arco di tempo che attraversa quasi 37 anni di operato, il volto di Rosalba si modifica, conosce le primordiali gioie dei successi e la tarda tristezza nel vedersi appassire lentamente, senza mai aver provato quell’amore che ti sconvolge i piani e ti fa mollare tutto ciò in cui credi per seguirlo.

L’ultimo autoritratto è datato al 1746, intitolato La tragedia. Qui Rosalba si racconta attraverso il volto molto invecchiato di una settantatreenne, triste e desolata, che quasi è consapevole dell’annullamento che le procurerà l’intervento alla cornea, a cui decise di sottoporsi proprio in quei momenti. Un annullamento, la cecità totale, che fu il più indegno finale alla sua meravigliosa carriera.
Rosalba Carriera, di nome e di fatto. 

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