giovedì 26 settembre 2013

L'origine del mondo di Gustave Courbet: una vagina, che è solo una vagina

Non penso di dire castronerie, quando affermo che a questo mondo, in qualche modo tutti ci sentiamo storici dell’arte di sta ceppa.
La volgarità con cui chiudo l’affermazione su scritta, ha ovviamente il sapore di un risentimento dettato dal fatto che essendo storico dell’arte qualificato e dottore in materia, poco digerisco chi si improvvisa tale,  senza avere neanche le basi per una critica.

Che poi ovviamente, ognuno possa dire la sua, questo è verissimo e sacrosanto; ma non basta l’opinione a relegare l’opinionista quale storico dell’arte o intenditore della materia: quanto scrivo è ben visualizzabile sui diversi siti internet, nelle pagine di settore artistico di facebook o presso qualunque mostra dove puntualmente, sotto la supervisione di un dipinto famoso, fioccano commenti più disparati. E disperati. Tanto da trovare chi è stato in grado di riconoscere nella colomba dell’Annunciazione di Tiziano presente sino a giugno presso le Scuderie del Quirinale di Roma, addirittura un’aquila dal becco rapace.

G. Courbet, L'origine del mondo, 1886,
olio su tela, Musèe d'Orsay, Parigi.
Il preambolo di sfogo, inquadra ogni sorta di commento aulico, dedicato ad uno dei dipinti più controversi, nudi e crudi della storia dell’arte, L’origine del mondo di Gustave Courbet, quel pittore che - ammetto per mio gusto personale – ha lasciato al mondo uno dei più belli ed affascinanti autoritratti mai dipinti. O per lo meno io ne sono così innamorato, che lo relego a tale.

Il dipinto de L’origine del mondo, infatti, per molti altro non è che una visione poetica ed idealizzata dell’elemento nel quale viene concepita la vita e dal quale nasce. Un varco così vero – perché realista il pittore che la realizzò – che è nella sua meravigliosa crudezza l’antitesi della morte, essendo carnalmente così vivo e quasi pulsante. Una visione tradotta in poesia.

G. Courbet, Autoritratto (Uomo disperato), 1857, olio su tela,
collezione privata, BNP Paribas, Art Adivisory. 
Nulla di più fuorviante. Lungi da me non relegare al dipinto questo aspetto così sublime, sia chiaro, ma forse è giusto anche ricordare che l’opera d’arte non fu concepita come elogio poetico al mistero della vita ma nacque come una semplice commissione del  diplomatico turco-egiziano Khalil-Bey, che habitué della Parigi bene del tempo, collezionava nei suoi appartamenti privati, dipinti di carattere erotico tra cui Le Bain Turc di Ingres e Les Dormeuses dello stesso Courbet.

È notizia del febbraio 2013, che la modella del dipinto altra non fosse che Joanna Hiffernan, vecchia conoscenza di Courbet e modella del pittore americano James Whistler, che la raffigurò nel dipinto The white girl, nel quale i capelli rossi della modella, stridevano con la predominanza di diverse sfumature di bianco.

Courbet (?), olio su tela, 1886 (?) ca, collezione privata. 
Una notizia confermata dal ritrovamento di un dipinto raffigurante una testa reclinata in una smorfia di piacere quasi orgasmico, che, avendo le stesse dimensioni, la stessa cromia, nonché la stessa fattura della tela de L’origine del mondo, si pensa fosse stata ritagliata dallo stesso Courbet, per essere rivenduta a nuovi acquirenti.

Quindi, secondo la ricostruzione storica, la testa di Joanna, dopo diversi passaggi di proprietà, sarebbe finita esposta nella casa di un collezionista privato, sino all’ultimo acquisto da parte di un appassionato ed intenditore d’arte, per 1400 euro. Lo stesso che poi avrebbe sottoposto la testa agli esami ed alla successiva ricostruzione.

Ricostruzione di un ipotetico dipinto diviso in più parti, categoricamente
smentito dallo staff del Musèe d'Orsay.  
In realtà nonostante non si possa affermare con certezza che le due tele appartengano allo stesso nucleo, nonostante la stessa composizione chimica dei pigmenti, la stessa cromia, la stessa fattura della tela e la stessa stesura pittorica, - a tal punto  la smentita è arrivata immediatamente dal Museo d’Orsay, il museo parigino che ospita L’origine del mondo, che ha definito la correlazione tra i due dipinti come “un’ipotesi fantasiosa“, dato che l’opera da loro custodita è da ritenersi di per sé completa e “in nessun caso, il frammento di un’opera più grande” – forse un po’ tutti speriamo che in realtà quella testa appartenga davvero a quella vagina.

Perché se così fosse almeno avremo il volto di quella modella che, credendo semplicemente di adempiere ad un lavoro retribuito (o meno, non sta a me dirlo), in realtà ha permesso di creare quella magia per cui, un organo femminile che tale è e tale rimane, sia venerato, lodato, inneggiato e amato indiscutibilmente da milioni di persone.  

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