sabato 6 aprile 2013

Un premio Oscar nella teca: la performance The Maybe, al MoMA di New York


Nel pieno clima dell’arte contemporanea, che si caratterizza quasi sempre per esser arte di concetto, la performance non sempre viene capita dallo spettatore. Quando accade, questa riconduce chi assiste alla sua messa in pratica, ad una dimensione di incertezza, disagio ed angoscia.

Così fu certamente per la performance Seedbed ad opera dell’artista Acconci, ( leggi articolo inerente) che scandalizzò non poco una società che per quanto stesse vivendo nel pieno degli Anni Settanta quel clima volto al libertinaggio ed allo spirito libero, probabilmente non era ancora del tutto pronta ad assistere alla masturbazione di un uomo, inglobato in una teca trasparente.

Così come quarant’anni fa, sempre a New York, al MoMA, si è ripetuta nell’ultima decade di marzo (il 23 ed il 25) una performance che prevedeva l’adagiamento della performer in una teca di vetro. Le modalità di esecuzione però, sicuramente erano diverse da allora, non prevedendo lo spettacolo alcun gesto sessuale.

T. Swinton, The Maybe, 2013, performance, MoMA, New York.  

Prima di raccontare la performance, bisogna accennare ad un fattore di non poco conto: la performer non è l’artista che l’ha ideata. Questo induce ad una riflessione: l’artista è allora, chi crea o chi esegue la performance? Nonostante la mia specializzazione in storia dell’arte non credo di essere in grado di fare il Salomone della situazione, quindi non mi esporrò nel relegare l’esecutrice a mera lavoratrice e la creatrice ad artista. Anche se a mio parere dovrebbe essere così.

Tilda Swinton
Tornando alla performance, la performer è la nota attrice inglese Tilda Swinton, all’anagrafe Katherine Mathilda, classe 1960, vincitrice del Premio Oscar come migliore attrice non protagonista nel 2008 per Michael Clayton. 

Questa, durante le sette ore di apertura del museo contemporaneo, ovviamente sempre aperto a questo tipo di sperimentazioni (soprattutto quando c’è in ballo il nome altisonante di un premio Oscar), si è  adagiata nella teca vitrea, su un materasso dotato di lenzuolo e cuscino categoricamente di stoffa bianca a dare un senso di austerità e sterilità, avendo a disposizione solo un bicchiere, una bottiglia d’acqua e un paio d’occhiali.

Agli spettatori destabilizzati da tale performance, per cui l’attrice sembra semplicemente dormire per ben sette – otto ore filate, la descrizione che accompagna l’opera non è di aiuto. Questa infatti riporta solamente: artista vivente, vetro, acciaio, materasso, cuscino, lenzuola, acqua e occhiali.
La performance che prende il nome di The Maybe quindi sembra proprio rappresentare semplicemente una donna dormiente in una teca per tot ore al giorno, a colmare la settimana d’esposizione. 

Cornelia Parker
La creatrice di questa performance che non esula dallo sfumare in un’opera d’arte di concetto, è l’artista Cornelia Parker, scultrice ed autrice di installazioni riconosciute da molti critici d’arte contemporanei per le sue istallazioni, sin dagli inizi degli Anni Novanta. 

L’idea di The Maybe infatti non è recente. La prima esecuzione è datata al 1995; già allora la creatrice e l’esecutrice della performance collaborarono insieme alla Serpentine Gallery di Londra, riuscendo ad ottenere una nomination al Turner Prize, il premio d’arte contemporanea più prestigioso del Regno Unito.
L’anno dopo The Maybe fu ripetuta al museo Barracco di Roma.

E adesso, dopo diciassette anni anche il MoMA e gli americani son riusciti a godere della prestazione (da Oscar anche questa?) della Swinton; un portavoce del museo ha inoltre annunciato che l'esibizione dell’attrice sarà prevista per altre cinque volte durante tutto il 2013, ma la sua presenza non sarà annunciata e la teca sarà sistemata ogni volta in un luogo diverso del museo.
Tilda Swinton durante la sua performance









Nessun commento:

Posta un commento