giovedì 25 aprile 2013

La neve di giugno, il 25 aprile


Con mia somma tristezza è evidente come negli ultimi anni, il 25 aprile, data in cui viene ricordata la liberazione italiana dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, sembri poco onorare l’evento, dato quanto accade costantemente tra le mura del Parlamento e dei maggiori organi legislativi ed esecutivi. 
In un clima volto all’attaccamento morboso alle poltrone, alla totale noncuranza e dimenticanza del primario compito dei politici, che è quello di rappresentare il popolo, dietro quelle quattro mura costantemente si  procede ad un vero è proprio maciullamento degli ideali per i quali i partigiani hanno combattuto. Perché a trascinare un movimento ufficioso di così grande portata, non è stata solo l’esigenza di cacciare il nemico dal territorio, ma anche il desiderio di poter da allora in poi garantire una democrazia il cui primo compito fosse  porre il cittadino su un piedistallo, preservando la sue  libertà di idee, di pensiero e di azione, cosa che in maniera sempre più evidente non accade.

Ad oggi, devo ammettere, la mia impressione è volta ad evidenziare una sorta di “effetto vintage” a riguardo degli ideali dei padri della democrazia, da parte della nuova generazione che si affaccia al mondo del lavoro e della politica: effetto vintage non a caso; infatti questa nuova esplosione di consapevolezza sembra essere una cosa nata in questi ultimi anni, dopo decenni di tacito assenso in susseguiti governi che hanno sempre più portato il Paese al deperimento ed alla crisi.

O forse quello che io chiamo effetto vintage, non è altro che un effetto massmediologo, di cui facebook è il maggiore motore di fruizione. Cosa molto probabile dato che, nonostante questa vecchia consapevolezza della nuova generazione, la situazione governativa non sia cambiata.

Roberta Biagiarelli, attrice ne' La neve di giugno. 
Comunque, premesso ciò, che tengo a specificare, sono solo mie considerazioni, passo al concreto. Per onorare il 25 aprile e renderla festa atta alla commemorazione ed alla riflessione di quanto accaduto piuttosto che motivo di grigliate in campagna e ubriacate con gli amici – che però ci stanno sempre bene – vi invito a guardare un lungometraggio che hanno trasmesso per un paio d’anni in seconda serata sui canali rai, e che io puntualmente ho visto. E ogni volta è una emozione nuova.

Il cine - documentario di cui parlo è La neve di giugno, di Andrea Dalpian. Di seguito riporto il link che riconduce all'intero film: La neve di giugno.

Roberta Biagiarelli, autrice con Francesco Niccolini della pièce Resistenti, leva militare ‘926, versione teatrale di quello che è stato poi il film in collaborazione con il Dalpian, in quest’ultimo si apre ad un monologo lungo il giusto per non annoiare mai e costruire sullo spettatore, un involucro di sapere e curiosità, mescolando a dovere le qualità più importanti delle tre arti massmediologhe: drammaturgia teatrale, tecnica cinematografica e cronaca giornalistica.

In cinquanta minuti di svolgimento, attraverso riproduzioni fotografiche, cortometraggi del tempo ed inquadrature attuali degli edifici della città raccontata, la Biagiarelli si relega a ruolo di delegata dei partigiani, riconsegnando alla memoria collettiva la storia della resistenza, nello specifico a Fiorenzuola d'Arda e nelle colline vicine. 

E per quanto non usi il dialetto di quelle parti, ne diventa una di loro. L’attrice riesce a calarsi nella parte in modo così eccezionale, che sembra quasi l’abbia vissuta lei la guerra, che abbia combattuto con i diciottenni di Fiorenzuola. Ma anche esprimendosi in italiano, la sua esposizione è densa e qualitativamente d’effetto perché lascia trapelare totalmente l’impegno di uomini e donne che diedero tutto senza avere in cambio nulla, neanche il riconoscimento di aver dato l’avvio, inconsapevolmente – o forse no – alla democrazia. 





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