domenica 28 aprile 2013

Giovani Talenti: Gabriele Cioni



Gabriele Cioni è quello che si può definire un artista a tutto tondo.
Appassionato di musica e storia della musica, studia “Organizzazione di Eventi” presso il DAMS di Roma Tre. Parallelamente frequenta “ l’Accademia Professionale Percento musica”, sempre nella città di Roma.
Ora Gabriele suona nel Jazz Band dell'Università di Roma Tre, in duo chitarra e voce, e raramente da solista. Ancora, scrive occasionalmente per qualche blog.
Attraverso quest’intervista proverò a estrapolare e a raccontare l’estro artistico di Gabriele, un talento della musica sempre disponibile, educato e diplomatico.


D: Tre anni in un’accademia professionale, che dal nome lascia trapelare un’induzione agli insegnamenti riguardanti la musica, ha senza dubbio rifinito la tua passione. Come nasce il tuo amore verso la musica e cosa hai carpito da questa esperienza?

R: Eh, sì. E' una domanda davvero difficile, ma cercherò di spiegarla in breve. Il mio amore per la musica è congenito e di famiglia. Sin da bambino sono cresciuto in un ambiente familiare abbastanza ricco di stimoli. Non posso dimenticare una recita delle scuole elementari in cui io mi cimentavo a cantare una canzone tradizionale Salentina, con non poche difficoltà. Ho scoperto la chitarra, il mio strumento, all'età di quattordici anni iniziando a suonare la chitarra folk di mio padre; posso dire che sia partito tutto da lì. Ho iniziato a suonare da autodidatta e frequentato per un anno una scuola musicale della mia città Nardò, con un validissimo insegnante. L'anno successivo all'età di diciotto anni mi sono trasferito a Roma, dove ho iniziato un percorso di studi professionale presso l’accademia “Per Cento Musica”, che ho frequentato per tre anni consecutivi. Credo che la musica sia una delle poche cose per cui vale la pena di vivere, perché attraverso di essa ho imparato, e continuo ad apprendere parecchio. Credo che la musica trasmetta la gioia di vivere, lo scorrere della vita e le sue storie. La musica si può “sentire” percepirla, ascoltarla in diversi modi; credo però che la cosa più bella sia viverla in pieno e lasciarsi trasportare da essa. Adesso è difficile darti un resoconto preciso di cosa sia per me la musica, ma ti posso dire definitivamente che la musica è parte di me e credo che non potrei vivere senza di essa. Come diceva il buon caro Nietzsche “Senza la musica la vita sarebbe un errore”.


D: In seguito ti sei iscritto al DAMS di Roma in Organizzazione di eventi, un corso di studi volto a integrare probabilmente la musica nelle sue finalità ma non a renderla unica protagonista delle tue attività. Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso, e come ha influito sulla tua passione?

R: Sì. Ho deciso di intraprendere questo percorso per crearmi una strada alternativa, cercando di ampliare i miei orizzonti culturali. Adesso che mi trovo quasi a conclusione di esso, posso dirti che è stata una buona scelta. Tornando indietro però forse non lo rifarei, poiché ha influito molto sulla mia “passione”, se così vogliamo chiamarla, togliendo ore importanti allo studio dello strumento.


D: Eppure esiste un corso di studi DAMS anche a Lecce, a non molti chilometri da Nardò, il tuo paese di residenza. Come mai hai scelto di continuare a formarti a Roma?

R: Sì, a Lecce esiste qualcosa di simile. Ho visto Roma quasi come una scelta obbligata perché la vita di paese mi è sempre stata stretta. Sono una persona dalle ampie vedute e mi piace andare oltre le cose, cercando sempre qualcosa di nuovo. Roma offre tanti stimoli e opportunità diverse, anche se bisogna barcamenarsi affrontando tante difficoltà in questa giungla di asfalto.
Non è facile vivere a Roma e se consideriamo come stanno andando le cose in questo periodo in Italia, la scelta di stare in questa città è molto rischiosa e dispendiosa. Sappiamo tutti che gli affitti costano parecchio e per uno studente non è facile viverci, ma uno si arrangia come può con l'aiuto anche dei genitori.


D: A tal proposito, il fil rouge che unisce questa e le altre interviste è la domanda sul rapporto con il territorio.
Sono del parere che il territorio formi, motivi, educhi e plasmi in qualche modo alcuni lati del carattere di una persona. Quanto ha inciso sul tuo essere, la terra in cui sei nato e hai vissuto? Qual è il rapporto che vivi con il paese in cui risiedi?

R: Io sono nato e cresciuto fino all'età di diciotto anni in quella splendida terra che è il Salento. Sento di farne parte a pieno, ma nello stesso tempo mi distanzio su alcuni punti. Sai, ci sono molte persone che sono radicate al proprio territorio in maniera eccessiva. Io non sono uno di quelli, voglio bene alla mia terra, la rispetto, difendo tutte le tradizioni, cerco di farne parte per quanto posso. Non dimentico le mie origini, ma il mondo è grande e ci sono nuove culture e musiche da scoprire. Quello che voglio dire è che il Salento non deve essere ricordato solo per “La notte della taranta”, ci sono veramente tante altre situazioni, tradizioni, ricordi, storie e canti da ricordare e riscoprire. Per quanto riguarda il rapporto con la mia città, questo mi rende assai triste. Pian piano il mio paese si sta lasciando morire;  la colpa è di tutti i cittadini che non fanno nulla per cambiare le cose. Non c'è una vita culturale attiva; l'unico “movimento” è quello provocato dai ragazzi residenti fuori che si ritrovano a casa per le vacanze e da qualche bar che propone musica. Per il resto non c'è quasi nulla. Abbiamo dei posti bellissimi che andrebbero rivalutati e soprattutto vissuti.


D: Suoni presso la Jazz Band di Roma Tre, come solista o in duo, a dimostrazione che prendi sul serio la tua passione e la rendi attivamente partecipe del tuo vissuto. Oltre al jazz, che altro tipo di musica suoni? Qual è il genere che preferisci?

R: Sì, come dicevo prima la musica, è una parte essenziale di me. E' vero il jazz mi piace molto, ed è un mondo cangiante sempre in continuo cambiamento. La strada per acquisire uno stile personale in questo genere musicale è però davvero lunga e tortuosa. Per fare questo bisogna studiare, suonare e soprattutto ascoltare tanta musica; è quello che sto provando a fare io. Parlando di altri generi musicali, potrei dire che mi piace molto il blues, la musica brasiliana, il country, il folk, il rock ... insomma non disdegno altri generi, l’importante che si tratti di “buona musica”. In fondo la musica di oggi è un connubio di tanti stili diversi, e rimanere fossilizzati in un genere o in determinate etichettature sarebbe davvero stupido. Odio proprio per questo cover band, perché bisogna cercare la propria strada ed esprimere qualcosa di personale.


D: L’ultima domanda è prettamente personale. Ho avuto modo di leggere il tuo articolo Al centro della musica tra tradizione & innovazione e l’ho trovato molto interessante; a mio parere rende di te l’idea di una persona che “ne sa” di storia della musica e che ha un modo tutto suo di raccontare le cose. Senza dubbio una caratteristica positiva quando questa si tramuta in un’evasione dagli schemi accademici che sono ormai un cliché risaputo.
Allora ti chiedo: hai un periodo storico che preferisci sugli altri?

R: Ti ringrazio per aver letto e citato il mio articolo, questo secondo me è un buon modo per sfruttare le potenzialità infinite che la rete ci offre. E ti ringrazio anche per questa fantastica intervista in cui ho cercato di raccontare la mia esperienza senza troppi orpelli, in modo da far capire veramente la mia essenza di persona e di musicista. Se dovessi scegliere un periodo storico, sicuramente farei il romantico nostalgico e sceglierei forse di vivere o in America negli anni '30, periodo in cui esplodevano le big band e lo swing, quando le persone danzavano a ritmo di questa musica che riusciva a far ballare veramente tutti. Non possiamo però tornare indietro se non con la fantasia, se non inventassero una macchina per viaggiare nel tempo come nel film “Ritorno al futuro”. Dobbiamo tener conto del tempo in cui viviamo sfruttando a pieno le potenzialità delle nuove tecnologie, costruendo idee semplici e coltivando a pieno le nostre arti, senza essere assorbiti dalla tecnica, riuscendo a creare una strada per esprimerci e far sentire a pieno la nostra voce. Ti ringrazio ancora Dario per quest’opportunità che mi hai dato, spero che sia stato esauriente alle tue richieste un saluto e un abbraccio grande. Buona musica a tutti, alla prossima!  

Nessun commento:

Posta un commento