mercoledì 27 marzo 2013

Religiosità e scienza: i restauri ad una statua processionale raffigurante l'Addolorata


Sin dai primi secoli del Cristianesimo, i fedeli hanno sempre dimostrato un’iconolatria (idolatria dell’icona) di base, quale traduzione materiale della figura divina su un supporto. Così tanto da battersi e muovere rivoluzioni quando si vedeva intaccato il suo diritto a manifestare il proprio credo adorando dipinti, statue e reliquie ritenute sante: celeberrimo è l’episodio riguardante il primo iconoclasta della storia, Leone III l’Isaurico, che convinto che una serie di disgrazie avvenute durante la sua reggenza, derivassero dalla collera divina che non accettava l’adorazione delle immagini religiose (contrarie alle leggi di Mosé), decise di distruggere l'icona raffigurante Cristo, facente parte della porta del palazzo, una delle più venerate nella Costantinopoli dell’VIII secolo, scatenando appunto una rivolta cittadina senza pari sia nella capitale.

Ancor oggi, è difficile decontestualizzare oggetti sacri, icone e statue processuali da discorsi meramente religiosi: proprio queste ultime, nel sud Italia sono così tanto idolatrate, da essere trattate come vere e proprie persone. (Ancora oggi a Minervino Murge, in Puglia, durante la Settimana Santa, la statua della Madonna dell’Addolorata viene vestita del suo abito luttuoso da una donna anziana che deve avere due requisiti di base: essere fedele praticante ed essere illibata).

Nel mio paese di origine, Canosa di Puglia, per effetto di un disciplinamento che ha avuto il suo exploit nell’azione gesuitica post-tridentina, ogni anno in occasione della Settimana Santa, si dimostra un fervido attaccamento alle statue raffiguranti la vergine e Cristo, che girano per le vie. Ovunque è gente che piange, gente che si stringe fazzoletti al petto e invoca la grazia e il miracolo per il parente caro ammalato: l’iconolatria è ancora un fattore fondante della religione.
(A tal proposito vedi articolo La Settimana Santa a Canosa di Puglia)

Questa larga premessa, si è resa necessaria per l’argomento che sto per affrontare: i restauri alla statua della Madonna dell’Addolorata, di Canosa di Puglia. A seguire, decontestualizzerò la statua dal suo ruolo di raffigurazione materiale della divinità, per riportarla a quello che tra le righe non ha smesso mai di essere: un’opera d’arte. Che in quanto tale va preservata e conservata anche attraverso i restauri.

IL TESTO A SEGUIRE PRESENTERA' IMMAGINI E DEFINIZIONI CHE POSSONO TURBARE LA VISIONE DEL LETTORE. 

La statua, più propriamente un manichino vestito dei relativi abiti, si erge per 163 cm, escludendo la base processionale.
Essendo un manichino, la scultura è composta da un mezzo busto in legno, con braccia snodabili nelle quali, attraverso un perno metallico, sono conficcate le mani.
L’intero busto a sua volta è avvitato ad un supporto ligneo, di sezione ovaliforme, la cui struttura cerca di imitare il volume di una veste.

La statua, della seconda metà del ‘700, è opera di uno sconosciuto artefice napoletano, che la eseguì su committenza. Il modello di questa scultura è molto ricercato, in sintonia col dramma appena perpetrato al proprio figlio e manifesta un evidente aspetto esangue e viso pallido.

Sia la statua, che la base processionale in legno dorato risalente alla seconda metà dell’800, sono state sottoposte a restauro rispettivamente dai dottori Giovanni Boraccesi e Valerio Jaccarino, che hanno riportato il complesso all’antico splendore  nel 2002; restauro reso necessario a causa di talune manomissioni apportate nel tempo. 

La statua dell'Addolorata di Canosa, prima del restauro
Dalla relazione sul restauro effettuato è stato possibile conoscere sia lo stato antecedente che il procedimento volto a rendere come nuova la statua in esame. A seguire riporto stralci e sunti della relazione del restauratore Borraccesi:

Da tale analisi, si è evinto che l’impronta lasciata da vecchi e malfatti restauri e da apporti posteriori alla creazione della statua, avevano lasciato un segno altamente negativo. Le mani dell’ Addolorata, infatti, erano completamente ridipinte a smalto, mentre il volto appariva alterato sia dal sudiciume, che da una vistosa fenditura posta all’ altezza della tempia sinistra. 
Una lunga parrucca, per nulla originale, era incollata sul capo della Vergine; qui inoltre, erano presenti diversi fori utilizzati sia per fermare il manto, sia per trattenere l’ aureola metallica. 

Dopo aver eseguito la normale documentazione fotografica, si è dapprima proceduto all’eliminazione delle vesti, ed allo smontaggio del busto dal supporto sottostante. La rimozione della parrucca, ha permesso la forte rivalutazione della plastica della statua, dal momento che ha visto il riapparire dell’ originaria capigliatura intagliata nel legno. 
Pur non presentando tarli, la statua è stata tuttavia sottoposta a disinfestazione, usando dei prodotti antitarlo. A seguire, la fase di pulitura, rimuovendo mediante una soluzione di acqua e ammoniaca, tutto lo sporco e le ridipinture.

La statua dell'Addolorata di Canosa, dopo il restauro.
Le diverse lacune sono state dapprima riempite con impasto di polvere di legno e di prodotto vinilico, e dopo stuccate con gesso e colla di coniglio.
Attraverso l’ uso dei colori a vernice, sono state riprese le parti danneggiate. Infine è stata data una verniciatura finale di protezione a conclusione dell’ intervento di restauro sulla statua.

Anche la struttura lignea della base processionale, realizzata nella seconda metà dell’ 800 con la tecnica della doratura a foglia oro (La doratura a foglia oro, è un processo di decorazione ornamentale usato su diversi materiali e con diverse tecniche per impreziosire un oggetto tramite l'apposizione di un sottilissimo strato di oro, detto foglia), presentava uno stato di conservazione precario. 

Interamente ricoperta da una vernice oro sintetica, nel corso del tempo, ha subito numerosi rimaneggiamenti. Su di essa, erano stati sovrapposti, svariati strati di doratura, che occultavano e rendevano pesanti i fregi intagliati.
Un’ accurata pulitura, ha messo in evidenza la struttura lignea originale, ormai abrasa e priva della sua doratura. Le lacune sono state stuccate e rasate, e successivamente si è proceduto alla fase preparatoria per la nuova doratura, con la tecnica del bolo armeno. dato a pennello come base. 

Base processionale prima del restauro. 
Base processionale dopo il restauro




In ultimo sono stati applicati i fogli d’oro, con una missione adesiva. (La missione è uno speciale composto usato per applicare la doratura su parti ridotte. È necessario isolare il fondo della tavola con qualche stesura di colore acrilico, da levigare una volta conclusa la applicazione. La missione è una colla di olio di lino, resina e pigmenti, che va distribuita con cautela in una o due mani, usando un pennello piccolo e morbido).

Addolorata di Canosa di Puglia a restauro completato.
Addolorata di Canosa di Puglia in tutto il suo splendore

Ad oggi, dopo undici anni da quest'ultimo restauro, la statua dell'Addolorata è stata condotta in processione per le vie del paese nel suo più fulgido splendore, a dimostrazione che anche se con una giustificata reticenza di fondo, accettare un compromesso che vede la convivenza di religiosità, scienza e tecnica, non fa poi così male. 

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