mercoledì 6 marzo 2013

L'immoralità della Io del Correggio

La nudità e l’atto sessuale nell’arte, (argomento ripreso nell’articolo dedicato alla performance di Acconci ) hanno sempre vissuto nell’azzardo del soggetto rappresentato.
Se l’idea che, nel lontano 1863, la donna rappresentata ignuda nel Dejeuner sur l'herbe di Manet, attorniata da due baldi galantuomini vestiti, procurasse uno scandalo enorme nel rappresentare una donna in carne ed ossa e non la raffigurazione di una divinità o di un essere mitologico, è proprio perseguendo questa scia di concettualità ed innovazione, che diviene facile comprendere come la raffigurazione dei peli pubici della donna ritratta da Modigliani nel Nudo sdraiato del 1917, portasse agli stessi dissapori.

Modigliani, Nudo sdraiato, 1917 - 1918, olio su tela,
Collezione Mattioli, Milano. 
Tale conferma è riscontrabile in una chicca datata 1913, quando sul giornale Il Veneto, in data 18 dicembre, tra gli articoletti dedicati all’arte, ne spuntava uno alquanto singolare, che ridimensionava la fino ad allora permissiva accettazione della nudità eterea delle divinità ritratte nei secoli d’oro della storia dell’arte.

L’articolo, il cui titolo lasciava presagire già parole dure di condanna: Quadri del Correggio immorali!
Riproduzioni ritirate dal commercio, denunciava l’immoralità con cui si era deciso di riprodurre su cartolina la Io abbracciata da Giove.
Pare che il dipinto del XVI secolo, raffigurante la ninfa dalle morbide carni e l’espressione arresa dopo la fuga inutile da Giove (che, tramutato in nebbia, riuscì a rapirla a sé), destasse così tanto scandalo proprio per quelle carni così vere e delicate che da sempre hanno reso Correggio artista immortale, tanto da indurre l’Amministrazione dei Musei del Regno, responsabile di aver permesso la riproduzione della cartolina, a ritirare dal commercio la suddetta.

L’articolo si chiude con il rivango di un episodio analogo accaduto qualche anno prima, che aveva avuto come protagonista il dipinto Gioco tra le onde di Bocklin, la cui nudità della bagnante non fu giudicata però così immorale, a dimostrazione delle buone intenzioni di una società che dava spazio all’evoluzione mentale, ma così lentamente da  riprenderselo quando si provava ad andare un po’ più in la. 

Articolo di giornale che riporta la notizia per cui la Io
del Correggio, sarebbe un'opera immorale. 
Correggio, Giove e Io, 1532, olio su tela,
Kunsthinstorisches Museum, Vienna

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