sabato 16 marzo 2013

La validità dell'essere curiosi


Sono del parere che la curiosità accompagni di pari passo il genio.  La voglia di scoprire nuove cose giorno dopo giorno, se non ora dopo ora, senza dubbio induce ad una predisposizione decisamente più elastica ad accogliere il sapere.
E accogliere il sapere non fa mai male, anche quando magari, le nozioni inglobate non toccano la nostra sfera di competenza.

Dico questo, perché in occasione dell’elezione del nuovo papa, mi son ritrovato a chiedere un po’ in giro quali fossero state le prime impressioni riscontrate sulla figura di papa Francesco e non poche volte mi son sentito rispondere dall’intervistato di turno, che non aveva una chiara visione della situazione ed allo stesso tempo non era intenzionato a crearsela perché la questione non lo tangeva.

La cosa mi ha lasciato ogni volta un po’ perplesso: come può non tangere, non incidere sul proprio vissuto un’elezione storica e politica come quella del Vescovo di Roma? Insomma, a prescindere dal credo religioso o da una visione ateista/gnostica della vita, la figura papale incide molto su quella che è la politica nazionale di un paese bloccato e limitato dalla sede vaticana.
L’equilibrio delicato portato avanti sin dai Patti Lateranensi del 1929, incide sulla vita del cittadino italiano ancor oggi, data l’impossibilità di uno Stato come quello Italiano, direttamente dipendente dall’assetto clericale vaticano, a prendere una posizione a riguardo di cellule staminali, eutanasia, estensione dei diritti alla famiglia composta da due omosessuali.
Questo non riuscir a prendere una posizione, sulla carta si traduce nella consapevolezza che lo Stato Italiano è uno dei meno progressisti d’Europa, bloccato in un paraocchi che non vede oltre e non si svincola dall’influenza vaticana.

Ma esulando da questa parentesi doverosa, il ragionamento sulla valenza della curiosità, è applicabile su ogni campo. Spesso la curiosità è uno dei segreti di una vita densa di successi: “Stay hungry, stay foolish”, ricordava il compianto Steve Jobs, creatore della Apple.
Sii affamato, sii pazzo. È la fame di sapere che porta alla voglia di superarsi.
Proprio quella fame di sapere che mi raccontava una dolce vecchietta incontrata alla fermata dell’autobus su Via della Storia dell’Arte, nel quartiere Eur di Roma  in una soleggiata mattinata di un sabato di maggio, che chiacchierando, mi raccontò di lei, che fece parte nei primi anni del secondo dopoguerra, della prima sessione di donne italiane a laurearsi in chimica e a lavorare in un laboratorio di ricerca adibito agli studi  su particolari effetti degli antibiotici. Una mente ancora lucida, avrà avuto novant’anni, brillante, colta ed intelligente. Era stata professoressa universitaria a La Sapienza, mi diceva. E proprio alla mia domanda: “Qual è il segreto per essere così interessante, lucida, ipnotica alla sua età?”, lei mi rispose: “Il segreto sta nell’essere sempre curiosi, nel volersi superare, nell’essere affamati di sapere. Solo allenando la mente e con la predisposizione ad imparare ogni giorno cose nuove, potrai arrivare alla fine dei tuoi giorni con la voglia di vivere ancora un giorno in più”.

Sembra ieri quando discutevo di questo con il mio amico Ottavio. Il discorso era riafforato mentre ascoltavo Ma il cielo è sempre più blu, di Rino Gaetano, poiché mi ero soffermato sull’identità di "chi scappa a Beirut con in tasca un miliardo”.
Andai a ricercarmi chi fosse costui, pensando tra me e me che era una cosa forse strana, perchè molti di noi seguono le parole fedelmente e pedissequamente e tanto vale e questo conta.
Io invece, non mi fermavo a questo. In quella circostanza io avevo quel giusto gusto di sano voyeurismo e di curiosità che ti fa conoscere quel tanto in più che prima non sapevi. E la cosa si rivelò essere gratificante.

Perché la curiosità fa bene. Fa bene al cuore, all’animo, ai sensi. Fa bene perché ti fa conoscere ogni volta cose che prima non conoscevi, e non può essere un male questo. Neanche quando poi ti trovi nella circostanza di conoscere cose che non avresti voluto.
E per la cronaca, tal dei tali che fuggiva a Beirut con in tasca un miliardo, era Felicino Riva, bancarottiere degli anni '60.

Nessun commento:

Posta un commento