domenica 10 marzo 2013

Giovani Talenti: Marco Ricatti



Devo ammettere che il talento artistico del ragazzo che intervisterò a seguire, è sempre stato connotato da una forte personalità vulcanica, sfociante in una comicità straordinaria ed in un estro ed un’estroversione connotati da simpatia e semplicità, fondamentali per i progetti che sta tentando di intraprendere. 
Marco Ricatti, (Pasquale Marco all’anagrafe), è un giovane laureato in Scienze dell'Educazione e della Formazione presso l'Università di Bari, buon conoscitore della musica e della filmografia in genere, che nonostante attualmente, stia acquisendo esperienza nel settore in cui si è formato, comunque non lascia cadere in secondo piano le sue passioni di stampo artistico, tentando di riprendere quello che per un arco di tempo limitato della sua vita è stato il lavoro a cui ha dedicato non poche attenzioni: lo speakeraggio radiofonico.

D: Marco, come anzidetto nella presentazione della tua persona, sei laureato in Scienze dell'Educazione e della Formazione e lavori presso un’associazione strettamente correlata al percorso universitario intrapreso. In cosa consiste il tuo attuale lavoro e come mai hai scelto di affidarti a questo tipo di formazione universitaria, che per alcuni aspetti non sposa la tua artisticità?

R: Innanzitutto la scelta della mia formazione universitaria è dovuta alla mia crescita in una famiglia dove la sensibilità nei confronti delle persone con disabilità è particolarmente accentuata, fin da quando ho mosso i miei primi passi ho imparato a conoscere i problemi, e ad apprezzare i pregi di coloro che soffrivano di un Handicap, difatti la persona che ha accompagnato la mia scelta (artistica e non) è stato mio padre. In passato ho collaborato con alcune associazioni per il recupero dei minori disagiati, riuscendo (alle volte con successo, molte altre no) a tirar fuori il meglio di loro, questa è stata un esperienza fondamentale per quella che poi sarebbe diventata la mia propensione lavorativa.

D: Eppure, nonostante tutto, per quanto l’idea che non si possa campar d’arte sia un luogo comune, i progetti verso i quali stai riponendo massima parte delle tue energie riguardano il campo artistico e dello spettacolo. Ci racconti da dove nasce l’idea di provar ad istituire una stazione radiofonica nel nord barese? La tua esperienza pregressa come speaker radiofonico quanto ha inciso in questa decisione?

R: L'idea nasce da tre giovani con voglia di cambiare se stessi ed il mondo che li circonda, poiché per un progetto di questo genere, il potere del singolo serve a ben poco. Eravamo stanchi di ascoltare sempre le solite trasmissioni, i soliti programmi e la solita musica, avevamo intenzione di intraprendere un viaggio nelle nostre radici attraverso le nostre passioni. Ovviamente la scelta ricadeva in maniera primaria sulla radiofonia, passando attraverso i vari mezzi di comunicazione moderni. E se proprio devo parlare con tutta sincerità, la mia esperienza pregressa come speaker ha inciso ben poco, avevamo solo intenzione di crescere, con una grande ambizione, far crescere il nostro paese.

 DSenza dubbio non è facile istituire una stazione radiofonica: è la prima volta che vi cimentate in un progetto così complesso o avete già ricevuto delusioni in merito?

R: Di delusioni continuiamo a prenderne, ma non ci arrendiamo. Molte volte abbiamo trovato degli “Investitori”, che in tempo di elezioni, pretendevano di creare qualcosa di giovane per il nostro paese. Ovviamente ci abbiamo creduto, ci siamo mossi, abbiamo messo in gioco la nostra serietà e professionalità. Insomma, abbiamo preso un bel due di picche a poco tempo dalla messa in opera del nostro sogno. Ci sono state molte occasioni per mettere  in atto le nostre passioni, ma (mettiamola come scusa) in tempo di crisi, trovare delle persone che credano in noi, risulta molto difficile.

D: Augurandovi di riuscir a portare a buon fine la vostra idea, se questa dovesse concretizzarsi, come pensi di gestire gli spazi o le tematiche? Quali saranno gli argomenti di grido trattati?

R: Abbiamo pensato spesso a quali argomenti trattare, e la risposta è stata (per quanto possa essere  egocentrica) Noi stessi. Noi abbiamo il futuro in mano, siamo la speranza, ma nel momento stesso siamo dei Choosy. Possiamo cambiare il mondo, ma non ci permettono di cambiarlo per mancanza di esperienza, abbiamo le chiavi della nostra vita, ma evidentemente la toppa è bloccata da quella gomma da masticare chiamata burocrazia.  Ovviamente è qualcosa di impossibile trattare solamente dei giovani, quindi avevamo pensato ad una gamma variegata di programmi, per poter attrarre gli ascoltatori.

 D: Il fil rouge che unisce questa e le altre interviste è la domanda sul rapporto con il territorio.
Sono del parere che il territorio formi, motivi, educhi e plasmi in qualche modo alcuni lati del carattere di una persona. Quanto ha inciso sul tuo essere, la terra in cui sei nato e hai vissuto? Qual è il rapporto che vivi con il paese in cui risiedi?

R: Vorrei citare le parole di un grande poeta latino: “Odi et Amo”. Ho sperato che il mio paese non diventasse “un paese per vecchi”(come il film dei fratelli Cohen), ma molte volte mi sono scontrato con questa realtà, alle volte troppo dura, per poter accettare qualcosa di nuovo. Ma ripensandoci, non si può odiare la propria culla, le proprie radici, le tradizioni e la cultura del proprio paese.

D: Hai progetti futuri anche per quanto riguarda il tuo campo di formazione o ti auspichi di poter fare un lavoro particolare in futuro?

R:  Spero di poter continuare con quello che ho cominciato, sia in ambito artistico, sia nel contesto lavorativo per cui ho studiato. Sarebbe una enorme soddisfazione poter creare qualcosa di nuovo con i miei concittadini. Poi spero che il mio paese, dando uno sguardo alle attività sociali, possa continuare a crescere, come da sempre sta facendo. Diciamo che non sono solo le mie speranze, ma le speranze di un paese che vuole crescere fino a diventare una vera e propria realtà del sud Italia.

Intervista di Antonio, Dario Fiorini 

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