lunedì 30 dicembre 2013

30 città artistiche da visitare: MATERA, BARI, LECCE, MESSINA e PALERMO (6/6)

Ultima tranche delle 30 città artistiche da visitare in Italia è data da cinque realtà del Meridione, importanti per la storicità del loro territorio e della loro arte.
Dalla Basilicata alla Sicilia, passando per la Puglia, la svirgolettata racconterà sommariamente le bellezze di Matera, Bari, Lecce, Messina e Palermo.


Ventiseiesima città considerata tra le 30 scelte è Matera.

Scorcio di Matera, con il Duomo sulla vetta.
Divisa in due parti, Sasso Barisano (altipiano che da alla provincia di Bari) e Sasso Caveoso (altipiano che da a Monte Scaglioso), Matera è stata insignita nel 1993 del titolo di Città Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, per via dei suoi storici Sassi, che sono una delle poliedriche realtà turistiche più importanti del capoluogo: i Sassi infatti sono i rioni in cui si è sviluppato nel corso dei secoli l’abitato di Matera, interamente scavati nella roccia, addossati l’uno all’altro.

Aprendosi a due importantissimi musei, il Museo Archeologico Nazionale Domenico Ridola (dal nome dell’onorevole parlamentare che fortemente volle la sua apertura),  ed il Museo di arte medievale e moderna della Basilicata in Palazzo Lanfranchi, Matera oltre ai Sassi, presenta un’altra architettura civile degna di essere visitata: il Castello Tramontano, voluto dal conte tiranno Giovan Carlo Tramontano.

Chiesa di San Giovanni Battista, XIII sec., interno, Matera.
Oltre ciò, la bellezza di Matera è da riscontrarsi nelle sue chiese meravigliose, che raccontano influssi plurisecolari: prima fra tutti la Cattedrale della Madonna della Bruna e di Sant’Eustachio, che svetta imponente sulla Civita che divide i due Sassi, struttura romanica del del XIII secolo: chiusa dal lontano 2008 in seguito a restauri dovuti per via di alcuni crolli interni, purtroppo non sarà visitabile sino al 2015 (previo ulteriori ritardi ufficializzati a seguire).

Ancora degna di un’analisi approfondita sono le due chiese a pochi passi l’una dall’altra nel centro storico: la Chiesa del Purgatorio, a cui ho dedicato una svirgolettata specifica e la Chiesa di San Giovanni Battista, meraviglioso esempio di fusione artistica di diversi stili, essendo greca nella sua pianta a croce centrale, gotica nelle sue arcate ogivali e araba nella tipologia del portale.

Capitello con motivi antropomorfi e
vegetali, XIII secolo, Chiesa di San
Giovanni Battista, Matera. 

Il suo punto forte, che meriterebbe uno studio approfondito se non è già stato fatto, sono i capitelli delle colonne che dividono le tre navate al suo interno, decorati con motivi floreali ed animali: capitelli atipici per l’architettura materana, definiti in una resa plastica e in una visione alquanto realistica per alcuni versi ed idealizzata per altri, degli elementi che la compongono.

Figure bibliche, XI sec.,
Santa Maria di Idris, Matera.
Oltre alle tre citate, importante polo ormai meramente museale, è dato dal complesso delle oltre 150 Chiese Rupestri che si snodano negli anfratti dei due sassi, nella Civita e nella zona della Gravina, il torrente che tocca la città: tra le più importanti vi sono Santa Lucia alle Malve, Santa Maria di Idris, Santa Barbara e San Pietro Barisano, che ospitano affreschi del XII – XIII secolo, ancora ben conservati per alcuni tratti.

Panorama di Matera. 

Ventisettesima città scelta, Bari.

“Se Parigi avesse lu mere, sarebbe una piccola Beri”.
Il detto popolare, molto in voga tra gli orgogliosi abitanti del capoluogo di regione pugliese, ben riassume l’importanza storico artistica della città, che presenta diverse realtà medievali degne di lode.

Donne del luogo preparano le orecchiette fresche. 
Infatti, benché la Pinacoteca Provinciale Corrado Giaquinto nel Palazzo della Provincia, sia un polo artistico di tutto spessore per via delle importanti collezioni ivi presenti e notevole sia l’apporto sul piano urbanistico, voluto da Mussolini nel corso del suo Governo (il Lungomare e la zona portuale sono un emblema di tale politica), è il centro storico il punto nevralgico e rappresentativo dell’arte cittadina locale, nonché della tradizione culturale, gastronomica e culinaria: per le vie del quartiere infatti non è raro trovare donne intente a “trombare” (lavorare) la massa o a creare con le dita le orecchiette fatte in casa, deliziose con il ragù di agnello dei giorni di festa o le cime di rapa nei giorni feriali.  

Castello Normanno Svevo, XII secolo, Bari. 
L’architettura civile/militare principale è data dal Castello Normanno Svevo, costruzione del XII secolo, ampliata successivamente nei secoli a seguire sino al XVI secolo quando sotto la regina di Polonia Bona Sforza, fu ampliata del fossato e modificata negli interni.
All’interno di esso, è possibile ovviamente guardare il video che racconta l’evoluzione architettonica della struttura nella sala della videoteca, nonché ammirare le testimonianze dei torrioni e dei focolai bizantini e normanni, desunte dagli scavi archeologici effettuati.

Basilica di San Nicola, XI secolo, Bari. 
Sul piano delle architetture religiose, citando doverosamente la caratteristica e meravigliosa Chiesa  Ortodossa di San Giovanni Crisostomo, sono la Basilica di San Nicola e la Cattedrale di San Sabino a padroneggiare sulla religiosità dei cittadini.
La basilica, struttura in Romanico Pugliese dell’XI secolo, è dedicata al santo di Myra, di cui ne custodisce le reliquie sin dal lontano 1087, quando 62 marinai baresi le trasportarono dalla città turca alla pugliese.

Esternamente l’edificio presenta tutte le caratteristiche dell’architettura romanica, con la sua tripartizione, tramite lesene, della facciata a salienti, nella quale si aprono tre portali, di cui il principale sorretto da un protiro nella parte inferiore, e da monofore e bifore, un rosone ed archetti ciechi che seguono gli spioventi, nella parte superiore.

Cattedra di Elia, XI secolo, marmo,
Basilica di San Nicola, Bari.
Internamente, a croce latina commissa con tre navate e soffitto a capriate con copertura lignea nella navata centrale, la basilica presenta perle di straordinaria importanza storico artistica, come il ciborio dell’XI secolo, particolare nel suo baldacchino marmoreo e la Cattedra Episcopale di Elia dello stesso periodo, appartenuta al Vescovo omonimo di Bari e Canosa, - nella cui Cattedrale di San Sabino si custodisce una cattedra di simile fattura.

Cattedrale di San Sabino, XII - XIII secolo, Bari. 
Ancora la Cattedrale Metropolitana di San Sabino, sorta tra XII e XIII secolo, ripropone la stessa tripartizione tramite lesene della Basilica, aprendo a monofore sparse, una bifora centrale ed il rosone tipico romanico nella parte superiore e tre portali nell’inferiore.

Curiosità tipica della facciata è data dal restauro voluto a metà del XX secolo, volto a ripristinare la facciata secondo gli antichi splendori, dopo il radicale cambiamento simil barocco voluto dall’arcivescovo Gaeta e compiuto per mano di Domenico Vaccaro nel 1741:  in questa occasione fu reso alla cattedrale il suo rosone a discapito del finestrone concavoconvesso che temporaneamente lo aveva sostituito.

Lungomare di Bari. 

Ventottesima, la città del Barocco pugliese, Lecce.

Tamburo con il simbolo della taranta. 
Massima rappresentante di un’area regionale che si distingue per il morboso orgoglio ed attaccamento alle proprie radici, Lecce è definibile come la perla del Salento.
Infatti, oltre che ad assaporare i prodotti tipici del luogo, rinomati per freschezza e sapore – in questo la Puglia insegna – a ballare la taranta e la pizzica ed a suonare il tamburello, a Lecce è possibile godere dei meravigliosi scenari che offrono le sue piazze che aprono alle chiese barocche riccamente scolpite.

Porta Rudiae, XVIII secolo, Lecce. 
Non meno importanti sono le tre porte storiche della città, dalle quale si entra nel mondo storico rimasto per alcuni tratti pressoché invariato del centro storico.
Porta Napoli, (o Arco di Trionfo) è storicamente la più importante, perché legata alla figura dell’imperatore Carlo V che, nella prima metà del XVI secolo, permise la fortificazione a proprie spese della città. A seguire Porta Rudiae, barocca nell’impostazione perché rifatta nel XVIII secolo in seguito al crollo della precedente di origine medievale. E ultima Porta San Biagio, la più recente (essendo stata commissionata nel XVIII secolo), anch’essa in stile barocco.

Considerando che le architetture religiose leccesi sono rinomate perché inneggianti a barocco locale, molto più dettagliato, lussuoso, fastoso ed esagerato di quello tipico romano, tanto da divenirne in alcuni casi addirittura asfissiante, è particolarmente curioso che la Cattedrale di Maria Santissima Assunta, il polo religioso della città, non sia un edificio barocco.

Cattedrale di Maria SS. Assunta,
XI - XII sec., Lecce. 
La sua facciata infatti, contrariamente a quello che ci si aspetterebbe è alquanto semplice e sobria, suddividendosi in tre sezioni corrispondenti alle navate interne (come desumibile dalle paraste che solcano verticalmente ogni divisione) ed aprendosi orizzontalmente su due ripiani, che ospitano quattro statue di Santi entro nicchie, sino a chiudersi in un timpano.
Più enfatico è il prospetto settentrionale il cui ingresso da al sagrato, movimentato nelle scanalature di paraste e colonne, nel gioco delle linee condotte da balaustre, colonnine e pilastrini della parte superiore.

Basilica di Santa Croce, 1549 - 1695, Lecce.  
Prettamente barocche sono invece la Basilica di San Giovanni Battista al Rosario, a pochi metri da Porta Rudiae, caratteristica nella sua pianta a croce greca e la Basilica di Santa Croce, il più significativo esempio del Barocco Leccese.
La sua facciata, suddivisa in due ordini, mostra nell’inferiore un pentapartizione tramite colonne, nella cui centrale si apre il portale principale, nelle due laterali i portali minori e nelle ultime due, due finestre circolari: al di sopra di questa, si snoda una trabeazione massiccia sormontata da telamoni che sorreggono la balaustra, che riconduce al piano superiore, diviso in tre sezioni, nella cui centrale padroneggia imponente il rosone e nelle cui laterali si ergono statue entro nicchie, tutto in un tripudio di ornamenti e dettagli scolpiti.

Panorama della Piazza Duomo di Lecce. 

Ventinovesima città, spostandosi in Sicilia, Messina.

Caravaggio, Resurrezione di Lazzaro, 1609,
olio su tela, Museo Regionale, Messina.
Partiamo dal presupposto che, la Sicilia così come tutte le regioni italiane, sia bella tutta, (ragione che mi spinge a riflettere circa la creazione di un’ennesima serie di post con altre 20 come minimo città artistiche da visitare) e che scegliere Messina anziché la vicina e regale Catania non è stato semplice.

Effettivamente la scelta di Messina è ricaduta per via del mio interesse particolare nei confronti della vicenda legata al terremoto del 28 dicembre 1908, quando un terremoto molto intenso, distrusse gran parte della città e con essa il Museo (ora) Regionale: la storia legata alla sofferenza patita da questo, è descritta nei minimi dettagli nella specifica svirgolettata; una storia degna di essere diffusa e raccontata a discapito dello scadente lavoro dell’amministrazione italiana in ambito di arte e cultura.

Basilica di S. Maria dell'Assunta, XIII sec., Messina.
Detto ciò, Messina non è solo il sofferente Museo Regionale, ma anche la custode di monumenti importanti che raccontano la sua storia; una storia però legata direttamente al terribile terremoto ed ai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, che insieme hanno distrutto gran parte dei monumenti più importanti, in seguito ricostruiti.

Primo fra tutti la bizantina Basilica Cattedrale Protometropolitana dedicata a Santa Maria dell’Assunta, del XIII secolo, deturpata delle sue fattezze originali nel corso dei secoli sino al terremoto del 1908, quando crollando totalmente, la facciata fu ricostruita secondo gli standard originari bizantini, semplicemente a salienti, sormontate da merlature.

Vista del porto e del Faro di Messina. 

Trentesima città è Palermo.

Palazzo dei Normanni, IX secolo, Palermo. 
Dominata da più popoli, tra cui i Normanni e gli Arabi, Palermo ha goduto degli influssi stilistici, artistici e culturali portati in eredità da questi, come si evince nell’architettura del Palazzo dei Normanni, un tempo dimora storica di Federico II di Svevia. Infatti la prima fabbrica dell’edificio, voluta dagli arabi nel IX secolo, constava di un Quasr, (palazzo), che successivamente fu ampliato in seguito alla dominazione normanna, sino a contenere la Cappella Palatina.

Con gli svevi nel palazzo fu istituita la scuola poetica siciliana, salvo in seguito essere relegato nell’oblio durante i secoli di dominazione angioina e aragonese, sino all’arrivo dei viceré spagnoli che lo scelsero come residenza abitativa ed a seguire i Borboni.

Chiesa di S. Giovanni degli Eremiti, VI secolo, Messina. 
Sul piano delle architetture religiose, una delle più riconosciute a livello storico artistico da studiosi ed amatori della storia dell’arte in genere, è la Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, struttura del VI secolo che nel corso della dominazione araba, venendo trasformata in moschea, ha goduto degli influssi tipici della loro cultura, evidenti nelle cupole emisferiche di un rosso vivo e pulsante su parallelepipedi ben saldati tra loro.
Decisamente caratteristico è il chiostro legato al complesso, che apre al giardino attraverso i portici tenuti da colonnine binate con capitelli corinzi che reggono archi a sesto acuto a doppia ghiera.

Chiesa di S. Maria della Catena,
XVI sec. Palermo. 
Altre strutture religiose che presentano peculiarità di tutto rispetto, sono da riscontrarsi nella Chiesa della Martorana (o San Niccolò dei Greci), che professa il rito greco bizantino, al cui interno sono ravvisabili meravigliosi e lucenti mosaici come il rivestimento della cupola raffigurante il Cristo Pantokrator, la Chiesa di Santa Maria della Catena, costruita nel XVI secolo in stile gotico – catalano, come si evince dalle arcate della facciata e delle navate interne, e la Cattedrale Metropolitana dedicata a Santa Maria dell’Assunta, imponente e complessa nella sua pianta, coacervo di stili derivati da secoli di dominazioni straniere.  

Cattedrale di S. Maria dell'Assunta, 1185, Palermo. 

Con Matera, Bari, Lecce, Messina e Palermo, si conclude l'ultima tranche delle 30 città artistiche da visitare.
A seguire le restanti cinque tranche che completano il post.

domenica 29 dicembre 2013

30 città artistiche da visitare: URBINO, ANCONA, PERUGIA, ROMA e NAPOLI (5/6)

Quinta tranche delle 30 città artistiche italiane da visitare, riguarda soprattutto le aree insite nelle regioni Marche, Umbria e Lazio, con un piccolo slittamento verso sud, a Napoli. Citazione particolare va a Rieti, non inserita nella lista, importante comunque perché un tempo considerata l’Umbelicus Terrae, come ricordato ancoroggi da una targa nella piazza principale della città.



Ventunesima città scelta è Urbino.

O. Gentileschi, La visione di
S. Francesca Romana, 1615,
olio su tela, Galleria Nazionale
delle Marche, Urbino. 
Patrimonio dell’Umanità, come deciso dall’Unesco nel 1998, Urbino è una delle testimonianze vive di quello che fu l’intenso attivismo artistico e culturale che ruotò attorno alle potenti famiglie dei Montefeltro, Borgia, della Rovere, etc. nel pieno Rinascimento.

Sul piano prettamente artistico, degna di lode è la Galleria Nazionale delle Marche, sita nel Palazzo Ducale. Tale Galleria è tra le più ricche d’Italia, poiché contiene collezioni inestimabili con pezzi di artisti che hanno scritto la storia dell’arte italiana come Piero della Francesca, Paolo Uccello, Luca Signorelli, Raffaello, Tiziano, Federico Barocci e Orazio Gentileschi.




Raffaello, La muta, 1507, olio su tela,
Galleria Nazionale delle Marche, Urbino.  
P. della Francesca, Madonna di Senigallia, 1474,
olio su carta, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino. 

L.Laurana, F. di Giorgio Martini,
Palazzo Ducale, XV sec., Urbino. 
Struttura della Galleria, nonché monumento di primaria importanza è Palazzo Ducale, uno degli edifici più rinomati, riconosciuti e stimati d’Italia.
L’edificio fu voluto da Federico da Montefeltro, forse il signore più importante che Urbino abbia mai avuto, marito di quella Battista Sforza ritratta con lui nel celeberrimo dittico di Piero della Francesca, custodito agli Uffizi.

Assemblato da più appartamenti ideati dagli architetti Maso di Bartolomeo, Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini, il Palazzo svetta sull’intero territorio, aprendosi alla periferia con la sua facciata denominata “facciata dei torricini”, inquadrata in due svettanti torri e mostrante tre archi sovrapposti l’uno sull’altro a ripetere una sequenza di stampo trionfalistico.

G. da Maiano, tarsia dello Studiolo
di Federico da Montefeltro,
XV sec., Palazzo Ducale, Urbino
All’interno del Palazzo, di evidente interesse storico artistico è lo studiolo, l’emblema della ricchezza dei duchi, poiché rimasto pressappoco integro nei secoli.
Le sue tarsie lignee che coprono le pareti su cui sono poste, sono un vero e proprio tesoro, attestando gli studi prospettici, di profondità e di volume, degli artisti che le crearono: il più importante di loro fu Giuliano da Maiano, che le eseguì su disegni del Bramante, di Botticelli e di Francesco di Giorgio Martini.

Ormai divisi tra Louvre e Galleria Nazionale delle Marche sono i ventotto personaggi illustri che componevano il fregio che attraversava tutta la parte superiore della stanza: teologi, filosofi, letterati e politici susseguiti dall’epoca romana ai primi del Quattrocento.
Infine, segnalo la cattedrale attigua al palazzo; il Duomo dedicato a Santa Maria Assunta.

Strutturalmente il duomo non è un capolavoro d’architettura, essendo stato ricostruito in gusto neoclassico dopo un catastrofico terremoto di fine settecento, ma al suo interno conserva pale e affreschi del Cignani e del Maratta, del Barocci e di Domenico Corvi.


Autore ignoto, La città ideale, 1480 - 1490, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino. 

Ventiduesima città, anch’essa marchigiana è Ancona.

Apollodoro, Arco di Traiano,
II sec. d.C., Ancona. 
Affacciata all’Adriatico su un promontorio a forma di gomito, da cui prende il nome ("Ankòn" in greco significa “gomito” per l’appunto), Ancona presenta realtà storiche molto importanti ed indicative, che vanno dall’epoca romana al secolo appena trascorso.

Storicamente importante è l’Arco di Traiano del II secolo d.C., costruito su progetto dell’architetto Apollodoro di Damasco, in onore dell’imperatore di cui porta il nome, poiché fu proprio da qui che Traiano passò prima di imbarcarsi verso la Dacia per la celeberrima guerra descritta nelle spirali della colonna sita a Roma.

Duomo di S. Ciriaco, XI sec. Ancona.
Di epoca medievale è il Duomo dedicato a San Ciriaco dell’XI secolo, che padroneggia sulla sommità del Colle Guasco.
La sua importanza è da riscontrarsi nella fusione di elementi romanici, gotici e bizantini, tipici delle terre dell’Adriatico in cui coesistevano i diversi stili per via di dominazioni e influssi: nella facciata che scandisce visibilmente le tre navate interne, presieduta da una scalinata, un protiro del XIII secolo apre al portale seguendo una forte strombatura, opera di Giorgio da Como.

G. Cirilli, Monumento ai caduti del Passetto, 1930, marmo, Ancona.
Altre chiese importanti per le opere d’arte che contengono sono la Chiesa di San Francesco alle Scale e la Chiesa di San Domenico.
La prima infatti, possiede al suo interno la rinomata Pala dell’Assunzione di Lorenzo Lotto, nonché la tela del Battesimo di Cristo di Pellegrino Tebaldi.
La seconda, sita nella storica Piazza del Plebiscito (o del Papa), conserva due tele di inestimabile valore, quali La Crocifissione del Tiziano e l’Annunciazione del Guercino.

Infine sono da ricordare i due emblemi della città: la Fontana del Calamo o delle tredici cannelle, realizzata su progetto di Pellegrino Tebaldi, secondo cui per tradizione, per tornare ad Ancona devi bere la sua acqua, ed il Monumento ai Caduti del Passetto, elegantissimo e suggestivo tempio monoptero, ideato dall’architetto Guido Cirilli, inaugurata nel 1930. 


P. Tebaldi, Fontana delle XIII cannelle, 1560, marmo, Ancona. 

Ventitreesima città, spostandosi in Umbria, è Perugia.

G. Pisano, Fontana Maggiore, 1278, marmo, Perugia. 
Perugia è una città che presenta numerose testimonianze archeologiche del periodo etrusco e romano, nonché monumenti ed opere d’arte medievali, moderne e contemporanee.
In una visione il più possibile storico artistica della città, segnalo alcuni dei più importanti monumenti da visitare; primo tra tutti la Fontana Maggiore in Piazza IV Novembre, la prima fontana monumentale attestata da documenti in Italia.

La fontana, opera di Nicola e Giovanni Pisano, è costituita di due vasche marmoree contenenti  50 bassorilievi e 24 statue, che nella vasca inferiore raffigurano i Mesi dell’anno, i segni zodiacali, le Arti Liberali e Scene tratte dalla Bibbia e dalla Storia di Roma; nella superiore raffigurano Santi, personaggi biblici e figure mitologiche.

Palazzo dei Priori, XIV - XV secolo, Perugia. 
Alla fontana guarda il Palazzo dei Priori, sede del potere comunale, edificato a cavallo tra XIV e XV secolo, al cui interno sono custoditi importantissimi affreschi di mano del Pinturicchio (una Madonna con due Angeli) e di Perugino e Raffaello (la Sala dell’Udienza del Collegio del Cambio) e che ospita la Galleria Nazionale dell’ Umbria.
Tale ricca galleria, al suo interno ospita in massima opere d’arte pittoriche e scultoree che solcano un arco di tempo che va dal Duecento al Seicento, tra cui statue e formelle di Arnolfo di Cambio e Nicola Pisano e dipinti del Maestro di San Francesco, Benozzo Gozzoli, Beato Angelico,  Gentile da Fabriano, Piero della Francesca, Perugino e Pinturicchio.


Pinturicchio, Pala di S. Maria dei Fossi, 1496 - 1498,
olio su tavola e tela, Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia.
P. Perugino, Gonfalone della Giustizia, 1501,
olio e tempera su tela, Galleria Naz. dell'Umbria, Perugia.
 

Perugino - Raffaello, Trinità, inizio XVI sec.,
affresco, Chiesa di S. Severo, Perugia. 
Nella galleria, trovano tra i citati, anche le pale d’altare e i dipinti un tempo custoditi negli edifici religiosi di Perugia, come la Cattedrale Metropolitana di San Lorenzo e la Basilica di San Domenico, che ad oggi fungono come splendidi esempi degli influssi architettonici giunti in centro Italia dalla periferia.

Menzione particolare va alla Cappella di San Severo nell’omonima chiesa, che custodisce il meraviglioso affresco della Trinità, dipinto da Perugino e Raffaello nei primi anni del ‘500.
Su due registri, l’affresco è dipinto su una parete che termina con un arco ogivale, e presenta nel piano superiore Cristo attorniato da Santi ed una serie di Santi nella inferiore.


Piazza Maggiore a Perugia, panoramica.

Ventiquattresima città, la capitale: Roma.

Roma, panoramica.
Si può asserire molto candidamente che Roma possa essere definita la capitale delle capitali.
La sua storia millenaria infatti l’ha portata ad assumere un ruolo fondamentale dapprima nell’Impero Romano quale capitale nevralgica di una cultura, arte e letteratura che ha invaso ad ampio raggio l’Europa, il Nord Africa e l’Asia Minore, poi nel Alto e Basso Medioevo quale sede del potere spirituale della religione cristiana e ancora in epoca moderna e contemporanea perché punto di forza di stili e correnti come il Rinascimento, il Barocco, l’interesse per l’archeologia.

Agesandro, Atenodoro e Polidoro, Gruppo del Laooconte,
I sec. a.C - I sec. d.C., marmo, Musei Vaticani, Città del Vaticano. 
Descrivere ogni museo è impossibile per il fine di questo post, così come è impossibile descriverne minuziosamente anche uno solo tra i tanti: per questo mi limiterò a nominarne qualcuno, soffermandomi sulle opere d’arte ivi contenute.

Primi fra tutti i Musei Vaticani, voluto da uno dei papi più influenti del Cinquecento, Papa Giulio II, committente della Cappella Sistina a Michelangelo e delle Stanze a Raffaello. Costituito di più collezioni e divisioni museali, al loro interno si custodiscono opere di artisti geniali, italiani come Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Giotto, Caravaggio, Correggio, Perugino, De Chirico, Carrà e stranieri come Chagall, Mirò, Kandinskij, Matisse, Dalì e Van Gogh.

Caravaggio, Madonna dei Palafreneri, 1606,
olio su tela, Galleria Borghese, Roma. 
Ancora le gallerie, che ospitano collezioni un tempo appartenute a famiglie private, come Galleria Borghese, Galleria Doria Phampilj, Galleria Colonna e Palazzo Barberini; collezioni senza dubbio importanti perché contenenti dipinti e statue di Caravaggio e seguaci, Tiziano e Giorgione, Raffaello e Giulio Romano, Bernini e Canova, Correggio e Parmigianino, Guercino e Guido Reni.

E di non minor importanza sono i musei, non solo testimonianti la storia della città come il Museo Nazionale Romano ed il Museo Nazionale Etrusco, ma anche a scopo formativo, come nel caso del Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini o del recentissimo Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana, inaugurato per il 150esimo dell’Unità d’Italia.

G. Bernini, David, 1623, marmo,
Galleria Borghese, Roma. 
G. Bernini, Apollo e Dafne, 1622 - 1625, marmo,
Galleria Borghese, Roma.
 

Anche per quanto ne concerne l’arte contemporanea Roma si apre a realtà di indiscutibile interesse come i musei di arte contemporanea MACRO e MAXXI, gli enti museali privati come Le Scuderie del Quirinale ed il Palazzo delle Esposizioni, che ospitano mostre monotematiche a scadenza variabile e la Galleria Nazionale di Arte Moderna (GNAM) che contiene opere di artisti italiani e stranieri che hanno segnato la storia dell’arte del XIX – XX e ormai XXI secolo.

Colosseo, 70 - 80 d.C., Roma. 
Sul piano delle architetture civili, così come su quello delle architetture religiose, la lista risulterebbe interminabile, per cui in una visione il più riassuntiva possibile sono da segnalare l’intero assetto della Piazza del Campidoglio con i Palazzi Senatorio, dei Conservatori e Nuovo, il Vittoriano – struttura contemporanea in stile neoclassico – le iconiche Fontana di Trevi e Piazza di Spagna, ma soprattutto l’imponente Colosseo, fulcro della storia, dell’arte e simbolo dell’importanza mondiale di Roma, come ricordato dal detto: “Se crolla il Colosseo crolla Roma. E se crolla Roma, crolla il mondo.”

Basilica di San Pietro, 1506 - 1626, Città del Vaticano 
Per quanto ne concerne le architetture religiose, ovviamente vanno visitate con occhio attento e critico – per l’enorme tesoro artistico che ospitano – le quattro basiliche papali: Basilica di San Pietro, Basilica di San Paolo fuori le mura, Basilica di San Giovanni in Laterano e Basilica di Santa Maria Maggiore.
Oltre, di importanza storica ed artistica sono la Chiesa di San Luigi dei Francesi e di Santa Maria del Popolo, che ospitano una cappella ognuna, ciascuna delle quali custodisce tre dipinti di Caravaggio, il Pantheon, tempio dedicato a tutti gli dei tramutato in chiesa e la Chiesa del Gesù, a pochi passi da Piazza Venezia, punto fermo del potente movimento gesuitico.

Michelangelo, Cappella Sistina, 1508 - 1512, affresco, Musei Vaticani, Città del Vaticano.  

Venticinquesima città è la partenopea Napoli.

Città di pizza, spaghetti e mandolino, che la relegano tra le più visitate di tutto il mondo, Napoli offre realtà museali e monumentali di tutto rispetto, che inglobano opere d’arte e manufatti di qualunque epoca, tanto che l’Unesco nel 1995 l’ha insignita del titolo di Patrimonio dell’Umanità.

Maschera di Pulcinella.
Sicuramente importantissima per la storia dell’arte che ha raccontato nei millenni, Napoli però, è anche e soprattutto una delle massime rappresentanti del folclore, della tradizione e della superstizione: celeberrimo e seguitissimo è il rito della liquefazione del sangue di San Gennaro nel giorno di festa patronale, rinomatissima è la maschera del gobbo Pulcinella che proprio non sa tenere un segreto per sé, è coloratissime sono le espressioni, i dialetti, gli usi ed i costumi dell’intramontabile città.

G. Reni, Atalanta e Ippomene, 1620 - 1625, olio su tela,
Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli. 
Sul piano storico artistico, ovviamente non si può assolutamente non considerare il Museo Nazionale di Capodimonte, un complesso di gallerie che contengono collezioni di pregio artistico inestimabile: tali collezioni raccolgono opere di Raffaello, Botticelli, Tiziano, Caravaggio, Mantegna, Mattia Preti, Correggio, Simone Martini, Francisco Goya, Lorenzo Lotto, Parmigianino, Pieter Bruegel il Vecchio, El Greco, Francesco Hayez, Masaccio, Guido Reni, Jusepe de Ribera, i Carracci, Artemisia Gentileschi, Luca Giordano, etc.

Maschio Angioino, 1282, Napoli. 
Per quanto ne concerne le architetture, il Maschio Angioino ben rappresenta l’architettura civile/militare del capoluogo.
Castello simbolo del Rinascimento napoletano, la sua facciata incastrata in due torrioni, composta da due archi trionfali sovrapposti, fu probabilmente il punto di riferimento della facciata del Palazzo Ducale di Urbino.

Altra residenza nobiliare è il Palazzo Reale di Napoli, che si affaccia alla celeberrima Piazza del Plebiscito. Dimora di principi e re, al suo interno il Palazzo si disloca in appartamenti e sale sontuosissime, affrescate ed arredate secondo il gusto dell’epoca.

R. Beliazzi, Carlo III di Borbone, 1888,
Palazzo Reale, Napoli. 
Particolare curioso è dato dalla serie delle statue volute dal Re d’Italia Umberto I, site nelle nicchie della facciata, raffiguranti i re che hanno governato la città nei secoli, che rappresentano in ordine cronologico: Ruggero il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d’Angiò, Alfonso V d’Aragona, Carlo V d’Asburgo, Carlo III di Spagna, Gioacchino Murat e Vittorio Emanuele II.

Sicuramente evidente è il gioco creato dai Savoia che, nella commissione delle statue, hanno volutamente omesso la messa in esecuzione di un rappresentante borbonico. Infatti anche se è presente Carlo III della famiglia Borboni, questo era Re di Spagna con tale titolo e non Re di Napoli: divenendo Re di Napoli, lo stesso assunse infatti il nome Carlo VII; allo stesso tempo perplessità presenta la statua di Vittorio Emanuele I, Re d’Italia, ma mai Re di Napoli.


Chiesa del Gesù Nuovo, 1584 - 1725, Napoli. 
Delle innumerevoli architetture religiose, ricordando la devozione dei napoletani che aleggia nell’aria in ogni anfratto della città, vanno visitate la Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, dove avviene il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro, la gotica Chiesa di San Domenico, voluta da Carlo I d’Angiò, nel quale soggiornarono San Tommaso d’Aquino, Giordano Bruno e Tommaso Campanella, la Chiesa del Gesù Nuovo che presenta un atipico rivestimento esterno a bugnato, essendo lo stile non adoperato nel Meridione e la Chiesa dei Girolamini, che al suo interno custodisce opere di altissimo livello e valore come dipinti di Guido Reni e Luca e Giordano, affreschi del Solimena e sculture di Pietro Bernini, padre del più famoso Gian Lorenzo. 


Panorama di Napoli, con il Vesuvio sullo sfondo. 

Urbino, Ancona, Perugia, Roma e Napoli sono le protagoniste della quinta tranche. 
A seguire, i link delle rimanenti: